Anno: 1966
Durata: 86'


Il film si svolge nel 1935. Siamo nella scuola di Okayama. Un gruppo di studenti prende in giro un altro studente, Nanbu Kiroku, dall'aria timida e impacciata, perché perde tempo corteggiando la figlia del proprietario della pensione in cui vivono, Michiko. Kiroku sente che in questa presa in giro si nasconde un'accusa di mancanza di virilit`, e accetta la proposta di "Suppon" (Tartaruga) di unirsi al gruppo capeggiato da "Takuan" (Radicchio). Questo gruppo difende ideali di virilit` e combattivit` di stampo fascista. […]
Il carattere sempre più irrequieto di Kiroku gli procura, da parte della scuola, un'espulsione che solo l'intervento di suo padre riesce a convertire in sospensione. Anche Michiko è decisamente contraria allo spirito combattivo dimostrato dal ragazzo, e tenta, inutilmente, di spingerlo verso attivit` più delicate, come la musica. Kiroku si muove fra due passioni inconciliabili: quella per il combattimento e quella per Michiko. […]
Inizia ad attaccare violentemente i suoi insegnanti, che cominciano a vedere in lui un pericoloso elemento sovversivo. Sempre di più d` alle sue azioni un taglio ideologico, specie da quando ha incontrato un personaggio che lo ha molto colpito (che altri non è che Kita Ikki, famoso ideologo del fascismo giapponese ma nello stesso tempo perseguitato dagli stessi fascisti, che proibirono le sue opere).
Come risultato della sua combattivit`, Kiroku viene trasferito alla scuola media di Kitakata, ad Aizu. Qui il suo atteggiamento diventa sempre più radicale. Intanto Michiko ha deciso di entrare in un convento. Kiroku non riesce a capire il perché. "C'è qualcosa che non va nel mio corpo, non posso sposare nessuno" è la laconica giustificazione di Michiko.
Il 26 febbraio un gruppo di ufficiali della "Kodoha" (Fazione della Via Imperiale), ispirati al pensiero di Kita Ikki, tenta una sollevazione diretta contro il Governo. Ma il colpo di stato fallisce e molti ufficiali e civili, tra cui Kita Ikki, vengono condannati a morte.
Quale sar` il futuro del Giappone? Quale sar` il futuro di Kiroku? (Il film avrebbe dovuto avere un seguito, ma Suzuki non poté girarlo per i dissensi intervenuti con la Nikkatsu, che lo convinceranno ad abbandonare questa compagnia; Kiroku avrebbe seguito l'esercito giapponese nella guerra sinogiapponese, e qui avrebbe assistito al disfacimento dei suoi ideali combattivi).

AA.VV., Cinema giapponese degli anni '60, Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, Pesaro 1972, Quaderno informativo n. 42, pp. 867

La percezione di Suzuki dell'effimero raggiunge i suoi esiti più alti in Kenka erejii. La storia è ambientata nelle aree di provincia di Okayama e Aizu, nel corso degli anni '30, durante l'ascesa del nazionalismo. All'inizio il protagonista, Nanbu Kiroku, un giovane teppista interpretato da Takahashi Hideki, è ospite in casa di alcuni parenti di Okayama, dove frequenta la scuola locale. Kiroku è innamorato della figlia dei suoi parenti, una giovane di religione cristiana, anch'essa studente. Il suo amore platonico, pieno tuttavia di desiderio sessuale, non è proprio quello di un giovane letterato. Egli può trovare sollievo solo facendo a botte con altri ragazzi come lui, oppure sognando a occhi aperti l'amore sublime che un giovane cavaliere offre a una nobildonna. Una volta placati i suoi stimoli sessuali, subito essi riappaiono, così, costretto di nuovo a battersi con qualcuno, diventa molto abile nel menare le mani.
Poiché Kiroku è un giovane dal cuore puro, il suo orgoglio non gli permette di essere soddisfatto con semplici combattimenti fra adolescenti, e così assume un atteggiamento di rivolta anche contro la sua scuola. Dopo aver deriso un istruttore militare durante un'esercitazione scolastica, viene costretto ad abbandonare Okayama. Egli si trasferisce dai parenti di Aizu, dove continua a mantenere il suo atteggiamento ribelle. Tuttavia, poiché il direttore della scuola che ora frequenta simpatizza per i giovani di spirito, la sua ribellione non sfocia in un contrasto aperto. Al contrario, insieme ai suoi compagni di classe si diverte a fare a botte con gli studenti di una scuola vicina. Sebbene egli ami tali battaglie, si rende conto di come tali cose siano infantili. Un giorno, in un caffè, non può fare a meno di notare un uomo di mezza et` dallo sguardo penetrante. Mentre si chiede chi possa essere, ecco che viene annunciato il famoso incidente del 26 febbraio 1936, un tentativo di colpo di stato organizzato da una fazione dell'esercito. Kiroku più tardi scopre che quell'uomo altri non era che Kita Ikki, l'ideologo di destra implicato nell'incidente e in seguito giustiziato. Il film termina con Kiroku in partenza per Tokyo, deciso a partecipare a una grande battaglia, senza dubbio la guerra sinogiapponese, che inizier` proprio l'anno successivo (1937).
Questo tenebroso e ironico finale di un film pieno di selvaggi, ma divertenti combattimenti, di fantasia e umorismo, fu aggiunto dallo stesso Suzuki Seijun dal momento che esso non esiste né nel soggetto originale, né nella sceneggiatura di Shindo Kaneto. Le scene indimenticabili sono quelle connesse alla frustrazione sessuale del giovane protagonista. In una di esse, egli, solo a casa, ha un'erezione e, per alleviare la sua sofferenza sessuale, si mette a battere col pene i tasti del pianoforte. In un'altra occasione, di nuovo prigioniero del proprio ardente desiderio sessuale, si precipita in strada, fa a botte con alcuni teppistelli del vicinato, e poi ritorna nella sua stanza sentendosi sollevato nel corpo come nello spirito. Queste scene straordinariamente divertenti sono legate a quella, breve e seria, in cui appare Kita Ikki, che conferisce al film uno strano senso di disagio e una certa aria di romanticismo.
Un tale effetto potrebbe essere attribuito allo stesso personaggio di Kita Ikki, che soffiò sulle fiamme dell'ardore rivoluzionario di molti giovani ufficiali militari con le sue dottrine socialnazionaliste. Tuttavia dal momento che Suzuki detesta ogni costrittivo interesse a riguardo dei problemi ideologici, la ragione per cui egli ha inserito tale scena va ricercata altrove. Egli ha forse visto in Kita il patetico simbolo di quegli uomini che correvano a capofitto verso la propria morte nell'imminente conflitto mondiale. I numerosi episodi umoristici dello stesso protagonista, ancor prima del suo incontro con Kita, sono interessanti proprio in quanto presuppongono uno sguardo distanziato sull'annientamento degli esseri umani. Qui, quasi per caso, possiamo dare un'occhiata furtiva alla parte seria di Suzuki Seijun.

Sato Tadao, Currents in Japanese Cinema, Kodansha, Tokyo 1982, pp. 2289


All'occhio che ha appena finito di guardare le stupide scene a colori del mediocre Tokyo nagaremono tsuzu (Il seguito del vagabondo di Tokyo, 1966), di Morinaga Kenjiro, che segue di alcuni mesi il Tokyo nagaremono di Suzuki Seijun, pieno di scene fresche e attraenti per senso della forma e insoliti colori, l'impressione di perduta armonia causata dal marcato contrasto chiaroscurale di Kenka erejii, che riprende la fotografia fuligginosa in bianco e nero di Okayama Niju della seconda met` degli anni '30, sembra addirittura un atto di disprezzo (Kenka erejii era stato presentato al pubblico insieme a Tokyo nagaremono tsuzu).
Quest'armonia ormai remota divideva chiaramente gli animi dei pochi spettatori della sala "Subaru" davanti alla stazione di Yurakucho. Un paio di ragazze dall'aspetto di commesse alla mia sinistra, oltre il corridoio centrale, hanno riso a crepapelle per tutto il tempo, alzando le belle voci come se non potessero trattenersi; viceversa, una donna giovane e attraente sulla destra, dietro di me, era ancora profondamente addormentata anche dopo che il film era finito.
Tuttavia questo senso di disarmonia questo disprezzo ha una ben precisa ragione: si tratta della logica quasi onirica, da incubo, del film. Tale dimensione onirica svela ampiamente la realt` della malinconica storia spirituale del protagonista, che affronta con seriet` il culmine della sua adolescenza. Almeno per me, che sono cresciuto con uno spirito, in un ambiente e in un periodo del tutto differenti da quelli del giovane protagonista, Nanbu Kiroku, un'oscura storia spirituale come questa non può che essere evocata da tale dimensione onirica.
L'oscurit` che filtra nel cuore dello schermo nella scena dell'alienamento in mezzo al bosco, in cui il giovane Kiroku viene erudito circa i segreti della lotta dal più anziano Suppon, e nella scena del duello in mezzo alla tempesta, fra gli operai che fanno capo a Suppon e il gruppo "Osumusu" degli studenti medi, corrisponde esattamente all'oscurit` di un'adolescenza vissuta in tal maniera.
La scena che ha fatto ridere maggiormente le due commesse è quella magistrale in cui un membro della squadra di judo e il giovane Kiroku balzano in una vasca di concime e, benché imbrattati di quel lordume, un po' si stringono, un po' si lasciano; tuttavia l'inquadratura dei membri della squadra di judo che ingombrano il centro della strada, nello spazio fra un tetto e quello della casa vicina, così come la carrellata che segue il protagonista che cammina nel viottolo, e il primo piano della sommit` dei tetti di tegole coperti di muschio, della scena precedente a quella del concime, sono tutti punti di vista che non possono esistere che nei sogni. Anche nel delizioso battibecco in cui Kiroku ha la meglio sul coraggioso avversario, che cerca un pretesto per litigare, provocandolo con frasi del tipo: "Perché non cammini in mezzo alla strada?", "Se cammino in mezzo, come faccio se arriva un cane? E se arriva una vettura? E se arriva un autobus?", anche in questo fuoco di fila di domande è nascosta la parte silenziosa e oscura dello spirito pervicace del protagonista, quella parte che forse non verr` alla luce che alla fine, dopo l'addio all'adolescenza.
La storia del film è, in un certo senso, un adattamento dei racconti cavallereschi medioevali. La scena in cui Kiroku impara l'arte della lotta sotto la direzione di Suppon, per esempio, ricorda il brano in cui il cavaliere della Tavola Rotonda, Parsifal, si applica allo studio delle arti guerresche sotto la guida di Gumemanz. Inoltre, anche il fatto di soffocare il proprio desiderio carnale e non macchiare l'immagine della bella studentessa, che vive nella sua stessa pensione e per la quale egli brucia di un amore appassionato, è un atteggiamento modellato sulla cortesia cavalleresca medioevale. (Poiché, per giunta, sia il giovane Kiroku, sia la compagna di scuola "Michikosan", e perfino Suppon sono cristiani, l'associazione di idee con i principi cavallereschi non è affatto condizionata dai miei propri interessi). I cosiddetti racconti cavallereschi sono le storie di quel mondo da incubo, gravido di oscurit`, del periodo medioevale. Se il puro amore per la studentessa è un modo attraverso cui il giovane Kiroku può finalmente superare la sua cupa adolescenza, è naturale che l'epilogo di questo film, in cui la fine di quell'amore si unisce alla fine dall'adolescenza, sia uno splendido apogeo di emozioni.
Michiko, che si era precipitata fuori in lacrime dalla stanza del ragazzo, viene gettata sul bordo della strada da soldati di un reparto militare: è sola in mezzo alla neve; il rapido annuncio del tentato colpo di stato del 2 febbraio 1936; la partenza del protagonista per Tokyo... È significativo che questo film onirico abbia tenuto nascosto proprio il fatto che l'uscita dall'adolescenza del giovane Kiroku sia quella da un'adolescenza sfortunata, l'adolescenza vissuta nei tardi anni '30.

Amazawa Taijiro, "Nihondokusho shinbun", 28 novembre 1966

Biografia

regista

Seijun Suzuki

Suzuki Seijun (Tokyo, Giappone, 1923) studia cinema presso l'Accademia di Kamakura e inizia a lavorare come assistente alla regia. Debutta nel 1956 e diventa celebre per i suoi film del genere «yakuza» innovati e parodistici. Dopo La farfalla sul mirino (1967) viene espulso dalla casa di produzione per cui lavora, la Nikkatsu, e riprende a girare solo nel 1977, anche se il grande ritorno al cinema è con Zigeunerweisen (1980), che testimonia un talento artistico raro nel cinema giapponese. Nel 1991 è premiato a Berlino con Yumeji (1991) e con Pistol Opera è presente a Venezia nel 2001.

FILMOGRAFIA

Ore ni Kaketa Yatsura (High- Teen Yakuza, 1962), Yaju no seishun (Youth of the Beast, 1963), Hana to doto (The Flower and the Angry Waves, 1964), Shunpu den (Story of a Prostitute, 1965), Tôkyô nagaremono (Deriva a Tokyo, 1966), Kenka erejii (Elogia della Lotta, 1966), Koroshi no rakuin (La farfalla sul mirino, 1967), Hishu monogatari (Tale of Sorrow and Sadness, 1977), Ana no kiba (The Fang in the Hole, 1979), Tsigoineruwaizen (Zigeunerweisen, 1980), Kageroza (Heat-Haze Theater, 1981), Kapone oi ni naku (Capone Cries a Lot, 1985), Yumeji (1991), Kekkon (1993), Pisutoru opera (Pistol Opera, 2001), Operetta tanukigoten (Princess Raccon, 2005).

Cast

& Credits

Regia: Suzuki Seijun.
Soggetto: Suzuki Takashi.
Sceneggiatura: Shindo Kaneto.
Fotografia: Ogiwara Kenji.
Luci: Kumagaya Hideo.
Scenografia: Kimura Takeo.
Montaggio: Tanji Mutsuo.
Musica: Yamamoto Naozumi.
Suono: Akino Yoshinobu.
Interpreti e personaggi: Takahashi Hideki (Nanbu Kiroku), Asano Junko (Michiko), Kawazu Yusuke (Suppon), Miyagi Chikako (la madre di Michiko), Matsuo Kayo (Misako), Sano Asao (Kondo), Kataoka Mitsuo (Takuan), Onda Seijuro (il padre di Kiroku).
Produzione: Nikkatsu
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