Nazione: Italia
Anno:
Durata: 45'


Il sospetto ci venne anche prima delle epopee biskardiane della "critica calcistica". Immersi per provenienza e natura non solo nella nostra sblobbante pappa cerebrale, ma anche nel brodo collettivo della critica sballottantesi da un festival all'altro, toccavamo di continuo la straordinaria bétise (straordinariamente affine a quella del "discorso sul calcio") dell'altro grande discorso critico "universalistico", quello sul cinema e (meglio e peggio) sulla televisione.
La somiglianza, come per attrazione celeste (non parlerò di "tendenza epocale") si è rapidamente trasformata in consonanza di temi forme strategie. E in coincidenza di corpi. C'è un punto verso il quale convergono i critici d'arte star o quasar (quasistar), Bonito Oliva Zeri Sbarbi, i Patrizio Roversi e Tatti Sanguinetti, le casablanche del libro e perfino le più sussiegose babeli, la tuttologia alberoniana e quella appena dissimulata del riondinismo, Lilli Gruber Bruno Vespa Everardo Della Noce e in genere il protagonismo autocomico di tutti gli "esperti". L'esperto di cinema, il critico o l'appassionato è emerso come l'oggetto evidente e preferito (e più "passivo", parallelamente al manifestarsi del protagonismo "soggettivo" della critocomica d'arte) della sottile arte che è la "critocomica". Bravissimo e primo a cogliere il tempo, Ricci tra Matrjoska e Araba Fenice aveva profuso falsi critici e falsi registi senza lesinare in critici veri comicoseri (Giorgio Celli, la critica psicopatoquotidiana di Roversi). Lo stesso, in forma più spinta e sublimata, si può dire di Chiambretti, di sicuro oggi il più grande dei critocomici psicopatologhi. Oggi, con Micciché telecolumnist del Tg3, ci pare certamente necessario autoreferenzializzare ulteriormente Blob, e lavorare sugli improbabili "originali" (tra i quali indegnamente ci annoveriamo) che restano (o seguono) dopo l'ondata pre-parodistica che li ha resi prepopolari e accettabili (vedi il trionfo interdisciplinare della pedana Rai2 in diretta da Venezia '90).
La critocomica non ha più bisogno, forse, dei comici. Per quanto trionfalmente imitato, è inutile imitare Biscardi. L'originale è il comico di se stesso, per tutti gli altri. Certo il potenziale del giornalismo e della critica di sport è in partenza più elevato: regionalismo più evidente, partigianeria più clamorosa e più condivisa (più difficile trovare fan della hardizzazione del soft che ultr` filo-Katanec, più rari i colti e elegiaci tessitori di elogi a Lelouch o a esangui commediole italiche che i ditirambici Omeri dell'idillio interrotto Giannini/Vicini o i raffinati analisti dell'esterno mezzocollo di Baggio), più smaccate difficolt` espressive, aggressivit` meno repressa.
Più ampio, in compenso, l'universo referenziale del critico di cinema. Obbligato a sapere tutto, o a vendersi tale o a far finta di non vendersi per tale (ma si può, della vita come del cinema, dire scrivere pensare "indubbiamente"...?), la sua ignoranza quando esplode è più fragorosa e lucente. La sua tristezza non allude solo al grande giococalcio che certo è anche "metafora"... ma, appena oltre il piccolo filtro dello schermo, magari impietosamente rifiltrato dal teleschermo, si affaccia sul Tutto, sul Mondo, sull'Universo, o da esso proviene.

Leggeropesante come sempre, Blob attraversa questi corpi e volti che ci (ri)conosciamo bene l'un l'altro, in una critica del giudizio televisivo che, senza richiedere ordalie, non (si) concede piet`.

Enrico Ghezzi

Cast

& Credits

durata: 45 minuti
Menu