Anno: 1962
Durata: 97'


Un uomo abbandona il suo lavoro di minatore deciso a trovare un posto in una fabbrica dove ci sia un sindacato. Un giorno riceve una misteriosa offerta di lavoro. Recatosi nel luogo fissato per l'appuntamento, un irreale villaggio semiabbandonato, viene inspiegabilmente ucciso da un uomo vestito di bianco, che si aggira su una motoretta, poco distante dal posto dove il figlio sta giocando. Una donna del villaggio ha assistito all'omicidio. L'uomo ucciso resuscita come un fantasma, e, non visto dai viventi, segue le indagini della polizia. In una fabbrica lì vicino la polizia rintraccia un sosia dell'ucciso, impegnato in uno scontro acceso all'interno del sindacato. L'assassino intanto uccide la donna che era stata testimone del primo omicidio. Anche questa si trasforma in un fantasma e si ritrova col fantasma del primo morto. Invano i due rincorrono il loro assassino chiedendogli le ragioni dell'omicidio, connesso probabilmente all'attivit` sindacale del sosia del morto.


Otoshiana anticipa sotto diversi aspetti gli importanti sviluppi che avranno luogo nel cinema giapponese fra la fine degli anni '60 e l'inizio del decennio successivo prima che Teshigahara rimanga invischiato nel simbolismo psicologico e barocco della letteratura giapponese moderna e nel disperato tentativo di rendere certi effetti dello stile letterario attraverso il cinema. Otoshiana è un tentativo estremamente interessante di mischiare fra loro elementi del tradizionale cinema di fantasmi ("Kaidan eiga") certamente una delle tradizioni popolari più ricche nell'ambito del cinema giapponese con un ritratto della lotta di classe, vicino in qualche modo allo spirito di Pudovkin. Ci sono anche dei diabolici agenti dei padroni che s'aggirano in impeccabili abiti bianchi o che corrono al rallentatore. La teatralit` del film (una donna che non sa di essere morta prova a raccogliere dal pavimento una cartolina postale e scopre di non poterlo fare; per lei, e per la cinepresa, la cartolina è semplicemente dipinta sul legno) e i suoi passaggi su diversi toni e livelli della "realt`" indicano importanti sviluppi futuri.

Noël Burch, To the Distant Observer. Form and Meaning in the Japanese Cinema, Scolar Press, London 1979, p. 347


È in Otoshiana che Teshigahara applica deliberatamente le sue teorie surrealiste, adottando una forma cinematografica specifica per trasporre un racconto di Abe Kobo che metteva a confronto alcuni operai, sindacalisti, giornalisti, poliziotti e gangster in un'atmosfera resa ancora più strana da uno stile visivo che inseriva sequenze oniriche in un contesto realista quasi documentario. Alcuni morti resuscitano per osservare i vivi, come zombi pacifici guardano i propri cadaveri e assistono alle indagini della polizia, mentre l'insolito ambiente di un villaggio quasi abbandonato è utilizzato come un paesaggio mentale. Teshigahara osserva le scene da "lontano", come i suoi morti viventi, e la fotografia in bianco e nero di Segawa Hiroshi anima i personaggi, di cui a volte ci si domanda se siano vivi o morti. Insolita attualizzazione dei "film di fantasmi" giapponesi, Otoshiana è gi` un "brouillon" molto sostanziale di Suna no onna (La donna di sabbia, 1964) e degli ulteriori film del tandem Abe/Teshigahara, nel suo deliberato rifiuto del realismo sociale/ista eretto a modello dagli autori progressisti degli anni '50.

Max Tessier, Le cinema japonais au présent 19591984, Lherminier, Paris 1984, pp. 117-8

Biografia

regista

Hiroshi Teshigahara

Cast

& Credits

Regia: Teshigahara Hiroshi.
Soggetto e sceneggiatura: Abe Kobo.
Fotografia: Segawa Hiroshi.
Luci: Kume Mitsuo.
Scenografia: Yamazaki Masao.
Montaggio: Shuzui Fusako.
Musica: Ichiyanagi Ei, Takemitsu Toru.
Interpreti e personaggi: Akutagawa Hisashi (il minatore/il sindacalista), Maiyahara Kazuo (la donna), Tanaka Kunie, Sato Kei (l'assassino), Yano Sen, Sasaki Sumie.
Produzione: Teshigahara Production.
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