Nazione: UK
Anno: 1953
Durata: 12'


"0 Dreamland è per molti versi la placenta del Free Cinema. In dodici minuti riesce a sollevare tutte le questioni che saranno centrali del movimento. E a far riflettere su tutte le sue ambiguit`. Per certi versi è un film doloroso innanzi tutto per il suo autore. È uno sguardo amaro sul divertimento popolare, forse sulla cultura popolare toutcourt, ma è impossibile capirlo senza tener conto del punto di vista assunto da Anderson. Che è lo stesso di Thursday's Children: del tutto interno. Solo all'inizio il regista propone uno sguardo esterno: nella prima inquadratura, un uomo (l'autista?) che pulisce una Bentley. Dall'auto, la camera si muove in panoramica a inquadrare la folla che si dirige all'ingresso del parco dei divertimenti. Da qui in poi, il film non moraleggia, non giudica: diventa una discesa agli inferi in cui l'occhio del regista si identifica con l'occhio dello spettatore interno appunto al film. È una questione di materiali, non di atteggiamento. Perché O Dreamland non è certo un film oggettivo. Ma la soggettivit` è tutta nella scelta di campo (nel decidere chi e che cosa inquadrare), non in una qualsivoglia morale confezionata a posteriori.
Passare dall'autista della Bentley all'ingresso della fiera è l'unica scelta 'ideologica' del film. Basta quest'immagine a dirci che abbiamo abbandonato i quartieri alti e ci stiamo incamminando verso il popolo, verso la working class, e mostrare come si diverte questa classe (almeno a Margate, se non ovunque) può essere un modo per capirla. Eccoli, dunque, i 'divertimenti'. Sesso, sangue, violenza. Animali imprigionati. Tableaux vivants che riproducono torture e impiccagioni. 'This is history portrayed by lifesize models. Your children will love it', recita la voce di un imbonitore. E la storia rappresentata da modelli a grandezza naturale non è forse una perfetta metafora per il cinema? ..." (Alberto Crespi, Lindsay Anderson, Firenze, La Nuova Italia, 1988, pp. 3233)

Biografia

regista

Lindsay Anderson

Lindsay Anderson (Bangalore, India, 1923 - Angoulême, Francia, 1994) si è laureato nel 1948 a Oxford, dove si è appassionato al teatro. Tra i primi collaboratori della rivista «Sequence», è stato il fondatore con Karel Reisz e Tony Richardson del Free Cinema. Ha realizzato numerosi cortometraggi, come O Dreamland ed Every Day Except Christmas, prima di esordire nel lungometraggio con Io sono un campione (1963). Nel 1968 ha realizzato Se..., Palma d’oro a Cannes, per poi dedicarsi sopratutto al teatro e alla televisione. Ha poi diretto film come O Lucky Man! (1973), Britannia Hospital (1982) e nel 1986 Le balene d’agosto, sua ultima regia per il cinema.

FILMOGRAFIA

Meet the Pioneers (mm, doc., 1948), Three Installations (cm, doc., 1952), O Dreamland (cm, doc., 1953), Thursday’s Children (cm, doc., 1954), £20 a Ton (cm, doc., 1955), A Hundred Thousand Children (cm, doc., 1955), Every Day Except Christmas (mm, doc., 1957), This Sporting Life (Io sono un campione, 1963), The White Bus (mm, 1967), If... (Se..., 1968), O Lucky Man! (id., 1973), In Celebration (Celebrazione, 1975), Look Back in Anger (1980), Britannia Hospital (id., 1982), The Whales of August (Le balene d’agosto, 1987), Glory! Glory! (tv, 1989), Is That All There Is? (mm, tv, 1993).

Cast

& Credits

Regia: Lindsay Anderson.
Fotografia e aiutoregia: John Fletcher
Produzione: Lindsay Anderson per la Sequence Films.
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