Sullo sfondo di una Napoli scanzonata e realistica, un mosaico di
vicende che racconta la vita di alcuni "figli della Madonna", i
ragazzi nati nel secondo dopoguerra dalle relazioni illegittime tra le donne
del luogo e i militari afroamericani. Film d'esordio di Vento, tra i più
preziosi esempi di nouvelle vague italiana, mai distribuito e caduto nel
dimenticatoio dopo l’anteprima a Berlino nel 1967. Recuperato grazie al Museo
Nazionale del Cinema di Torino e alla figlia del regista, Emilia Vento, viene
ora presentato in un restauro digitale realizzato dallo stesso Museo del Cinema
e da Compass Film.
Biografia
regista
Giovanni Vento
(1927-1979), documentarista, critico e storico del cinema, nel corso della sua carriera si sempre interessato alla rappresentazione dei neri nel cinema. La sua riflessione è culminata in due opere differenti ma complementari: il lungometraggio di finzione Il nero (1967), presentato al Festival di Berlino ma mai distribuito nelle sale italiane nonostante l’appoggio di intellettuali e cineasti (in particolare di Carlo Lizzani), e il saggio Cinema e Africa nera (pubblicato per Tindalo nel 1968), ideato e curato dallo stesso Vento e scritto da Joy Nwosu (già presente nel cast di Il nero); il testo critico denunciava gli stereotipi e il razzismo più o meno consapevole nella rappresentazione dei personaggi di colore al cinema.
FILMOGRAFIA
I misteri di Roma (coregia Libero Bizzarri, Gianni Bisiach, Mario Carbone, Angelo D'alessandro, Lino Del Fra, Luigi Di Gianni, Giuseppe Ferrara, Ansano Giannarelli, Giulio Macchi, Lorenza Mazzetti, Enzo Muzii, Piero Nelli, Paolo Nuzzi, Dino B- Partesano, Massimo Mida, doc, 1963), I bambini di Napoli (doc, cm, 1964), O' balcone (doc, cm,1964), Il nero (1967), Africa in casa (doc, cm, 1968).
Dichiarazione
regista
«Il mio è un film sui giovani, nel quale il problema della pelle diventa un puro pretesto per ribadire l’età dei protagonisti. O meglio ancora, per fare in modo che i giovani del film siano “giovani” due volte. Primo, in quanto ragazzi di vent’anni; secondo, in quanto neri, perché i neri italiani (e non per esempio americani o africani) nati durante l’occupazione sono i primi neri della nostra storia».