Nazione: Francia
Anno: 1958
Durata: 110'


Protagonisti sono gli stessi personaggi (e gli stessi attori, Brialy e Blain) di Le beau Serge. Mutano, però, di segno. Adesso, infatti, è la "natura" ad essere messa a confronto con la "cultura": è Charles il provinciale a recarsi in citt` presso il cugino Paul per frequentare l'universit`. Charles è timido, introverso, dedito unicamente allo studio; Paul, al contrario raffinato ed esibizionista, trascura gli studi per inseguire amori, feste, successo. Paul introduce il cugino nella cerchia annoiata dei suoi amici e lo inizia ai "riti" della gioventù dorata parigina. Charles è attratto da Florence, spregiudicata ed enigmatica ragazza del gruppo. Dopo una iniziale esitazione, la corteggia. L'idillio nascente è però interrotto da Paul che, con l'aiuto di Clovis, sottrae Florence al cugino.
Deluso, Charles si chiude in se stesso e cerca compenso nello studio, mentre Paul e Florence si amano sotto i suoi occhi. Un secondo scacco attende Charles agli esami. È respinto, a differenza di Paul che riesce illegalmente a strappare la promozione. La notte il giovane vaga per la citt` in preda allo sconforto, medita il suicidio ma alla fine prevale il sentimento di vendetta verso il cugino più fortunato. Rientrato in casa al mattino, mette un colpo nella pistola che Paul usava per giocare alla roulette russa. Si avvicina al rivale addormentato e preme il grilletto. Il colpo non parte. Quando si sveglia, Paul scherza con l'arma e lascia partire il colpo che uccide Charles.

A. Moscariello
(Claude Chabrol, La Nuova Italia, Firenze 1976)


Le beau Serge e Les cousins formano in qualche modo come le due tavolette di un dittico. La prima tavoletta sembra fosca ed è in realt` chiara, la seconda sembra chiara ed è in realt` fosca. Il parallelo si arresta qui, visto che i due soggetti sono completamente differenti. Se volete, il mio primo film è un genere di melodramma pid o meno "cristiano" mentre il secondo è una bella "diavoleria". In una parola Le beau Serge è rosselliniano nella misura in cui Les cousins è hitchcockiano. Credo che si divertir` molto vedendo Les cousins, che è pieno di sottintesi. Le apparenze talvolta ingannano, si dice. In Les cousins ingannano sicuramente! L'erotismo, per esempio, è presente con discrezione: per lo meno a prima vista, dato che il tema del voyeur è uno dei leitmotiv del film. Ma non ho cercato solamente di fare un film piccante, ho anche e soprattutto voluto fare un film inquietante, ambiguo, ossessionante. Si conclude tragicamente con un delitto involontario. Bisogna che improvvisamente il riso si soffochi in gola, che il sorriso si raggeli sulle labbra, che la testa giri un po'. Ho voluto dare una certa idea di asfissia. In Les cousins, contrariamente a Le beau Serge, ci sono pochi esterni, e le rare volte che il film "esce in emersione" l'impressione di soffocamento deve essere più intensa, più opprimente. Tre elementi predominavano in Le beau Serge: la pelle, l'aria e il subconscio. La pelle e il subconscio hanno un ruolo importante in Les cousins ma l'aria è sparita a beneficio della mancanza d'aria, del mistero.

C. Chabrol
("Arts", n. 695, 1958)


La storia che Claude Chabrol ci racconta nel suo secondo film, Les cousins, è di una semplicit` bella, o, se si preferisce, di una bellezza semplice. A prima vista è una storia balzachiana, dal momento che vi si vede il Rastignac di Père Goriot convivere con il Rastignac di Une étude de femme. Ma Les cousins è anche una favola di La Fontaine, poiché vi si vede un topo di citt` (Jean-Claude Brialy), fare il castigamatti di fronte a suo cugino di campagna (Gérard Blain), mentre una cicala (Juliette Mayniel) volteggia dall'uno all'altro con un'aria di disgusto molto parigina. In breve, Les cousins è la storia di un match tra Jean che piange e Jean che ride. E l'originalit` di Chabrol sta nell'aver fatto vincere Jean che ride nonostante quella sua aria da canaglia.
In effetti, per la prima volta e dopo molto tempo, forse da La règle du jeu, ci troviamo di fronte ad un regista francese che va fino in fondo ai suoi personaggi, facendo dell'evoluzione dei caratteri il filo d'Arianna della sua sceneggiatura. Era gi` una delle principali attrattive di Le beau Serge. Ma la cosa, in Les cousins, è ancora più evidente. Ci si interessa ai personaggi non tanto perché lavorano con impegno, dormono con le "prostitute", o fanno baldoria; no, ci si interessa a loro nella misura in cui ogni fatto e gesto ce li mostra ad ogni istante sotto una nuova luce. E la cosa importante è questa: che Chabrol abbia magistralmente saputo passare dalla bellezza teorica di una sceneggiatura, i cui dialoghi Sono scritti da Paul Gégauff, alla sua bellezza pratica, cioè alla sua messa in scena. È importante perché è difficile. Per esempio, Antonioni, in Il grido, non ha saputo farlo.
Tra Le beau Serge e Le cousins c'è la stessa differenza che esiste tra un Cameflex e una Super Parvo. Quasi sempre all'inseguimento dei personaggi, la grossa cinepresa da studio di Chabrol, con tenerezza e, insieme, crudelt`, d` la caccia agli attori fin negli angoli più segreti della stupefacente scenografia di Bernard Evein. Come un enorme animale, essa fa pendere una minaccia invisibile sul grazioso capo di Juliette Mayniel, costringe Jean-Claude Brialy a svelate il suo gioco, oppure rinchiude a doppia mandata Gérard Blain attraverso un fantastico movimento circolare. D'altra parte non saprei fare a Chabrol un elogio più bello di quello di dire che mi d` l'impressione di aver inventato la panoramica, così come Alain Resnais la carrellata, Griffith il primo piano, Ophuls i "recadrages".

J.-L. Godard
("Arts", n. 713, 1959)


Les cousins, il nuovo film di Claude Chabrol che segue immediatamente Le beau Serge, si inscrive all'interno di un filone a cui il cinema francese finora non ci ha resi molto familiari: quello del cinema in libert`. Infatti bisogna risalire a La règle du jeu per ritrovare al tempo stesso tanta disinvoltura e tanta profondit`.
Les cousins non appartiene a nessun genere determinato. È un film che ci trasmette mille sollecitazioni, invitandoci a riflettere sul lavoro, la sorte, l'amore, la morte. Apparentemente, tratta della vita quotidiana di due ragazzi, il cui destino non è per nulla esemplare. Non vi è alcuna volont` di dimostrare, di costruire o di convincere. Se non quella di piacerci e di insegnarci qualcosa.


Poe e Balzac
Confesso senza indugi di essere imbarazzato. Dopo aver visto parecchie volte Les cousins mi sento ancora incapace di darne una spiegazione che mi soddisfi pienamente. Claude Chabrol ci dice che esso ha come tema "l'asfissia della purezza al contatto con la societ`" . Io la penso diversamente. La mia sensazione è che in Les cousins si ritrovino dei rapporti umani il cui archetipo si trova in Strangers on a train di Alfred Hitchcock e nel William Wilson di Edgar Poe. Tuttavia tali rapporti si situano in un contesto radicalmente diverso: quello della Francia del 1958. (…)
Ma, per il senso così reale dei rapporti sociali (come dei rapporti propriamente intersoggettivi), è alla tradizione realista cha va da Balzac a Simenon (passando per Flaubert, Zola e Maupassant) che è bene fare appello per capire facilmente quanto è ricca l'ispirazione che ha suggerito questo film.
Sembrerebbe a prima vista che Chabrol trascuri dei dettagli molto importanti per uno che voglia descrivere, per esempio, un candidato a un esame di diritto. Una volta, l'esame del terzo anno di diritto prevedeva uno scritto, non A si faceva diritto penale, e non si rischiava di farsi notare dal professore non andando alle lezioni (era meglio fare della pratica). Gli studenti inoltre hanno al massimo dai diciassette ai vent'anni, e non più di venticinque, come nel film. Un universitario solerte potrebbe scandalizzarsi di queste inesattezze. Dirò che esse non danno mai fastidio? L'innegabile realismo di Chabrol (non privo di una componente fantastica) si situa altrove. È nella misura in cui egli oppone due stili di vita borghese che Les cousins può reclamare la paternit` di Balzac. Charles e Paul incarnano dei tipi di comportamento che, dal punto di vista della temporalit`, non si accordano; infatti, se Charles rappresenta ancora il borghese di ieri, Paul veramente il borghese di oggigiorno. Charles appartiene alla generazione degli asceti, dei lavoratori che hanno un forte senso delle loro responsabilit`. Paul appartiene a quella dei gaudenti, che voltano le spalle alla morale dei genitori, o più esattamente, che si accontentano di ignorarla. E, come mi faceva notare Jean-Luc Godard, se Charles è Rastignac prima del ballo da M.me de Bauséant, Paul è Rastignac dopo il ballo da M.me de Bauséant. Credo che Charles sia un po'Felix de Vandenesse e un po' (per una sua certa debolezza) Lucien de Rubempré; e che Paul somigli un po'a de Marsay (per la regale disinvoltura) e un po'a Maxime de Trailles (per il senso del sotterfugio). Paul rappresenta l'ideale dell'uomo che vive nobilmente delle sue rendite, vale a dire che non fa nulla, ma che conosce gi` sufficientemente gli espedienti della societ` per cavarsela senza problemi. Aspira ad approfittare della societ` borghese, di cui non rifiuta i piaceri. Ma il suo atteggiamento nei confronti di questa societ` è quello di un continuo giudizio (lo si vede bene nel corso della prima festa, in cui lancia una sfida alla bassezza dei gusti dei suoi invitati, suonando loro prima Mozart e poi Wagner). E il suo atteggiamento è legittimo, perché, se la maggior parte dei suoi amici "non sono toccati da nulla", lui ha nostalgia di qualcosa d'altro. Charles, al contrario, è di una toccante ingenuit`. Farebbe sua la massima di Franklin, che si trovava sui nostri quaderni del liceo: "Se qualcuno ti dice che si è arricchito non con il lavoro e il risparmio, evitalo: è un impostore". Ma nondimeno egli prova una segreta invidia per Paul, che, in un certo modo, è "arrivato". E Charles, il borghese di ieri, fa posto al borghese di domani.

J. Domarchi
("Cahiers du Cinéma ", n. 94, 1959)

Biografia

regista

Claude Chabrol

Claude Chabrol (Parigi, Francia, 1930) trascorre l’infanzia a Sardent nella Creuse e fin da giovanissimo mostra interessi per la letteratura poliziesca e per il cinema, fondando a 13 anni il primo cineclub del paese. Dopo la guerra si trasferisce a Parigi, dove si iscrive alla Facoltà di Lettere e dove ha modo di coltivare più a fondo la passione per il cinema. Entrato in contatto con i coetanei Truffaut, Godard, Rohmer e Rivette, inizia a lavorare come critico cinematografico per la rivista «Revue du Cinéma» e per i «Cahiers du Cinéma». In veste di critico, Chabrol ha modo di costruirsi una precisa posizione estetica, già con l’idea di diventare egli stesso un regista; fondamentale, a proposito, l’interesse per il cinema di Alfred Hitchcock, al quale dedica, insieme a Rohmer, una celebre monografia nel 1957. Al contrario dei suoi colleghi critici, tutti futuri autori della nouvelle vague, prima di diventare regista Chabrol non lavora come aiuto regista e non realizza cortometraggi, ma esordisce direttamente nel lungometraggio con Le Beau Serge (1959), realizzato grazie a un’inaspettata eredità della moglie. Nell’estate dell’anno successivo gira quindi I cugini, secondo titolo di una ricchissima filmografia che, sviluppandosi al ritmo di quasi un film all’anno, percorrerà 4 decenni e arriverà a comprendere oltre 50 titoli (l’ultimo è La commedia del potere, 2006).

FILMOGRAFIA

Le Beau Serge (id., 1958), Les Cousins (I cugini, 1959), À double tour (A doppia mandata, 1959), Les Bonnes femmes (Le donne facili, 1960), Les Godelureaux (I bellimbusti, 1961), Les Sept péchés capitaux (ep. L’Avarice, I sette peccati capitali, ep. L’avarizia, 1962), L’OEil du malin (1962), Ophélia (id., 1963), Landru (id., 1963), Les Plus belles escroqueries du monde (ep. L’homme qui vendit la Tour Eiffel; Le più belle truffe del mondo, ep. L’uomo che vendette la Torre Eiffel, 1964), Le Tigre aime la chair fraiche (La Tigre ama la carne fresca, 1964), Paris vu par (ep. La Muette, 1965), Marie-Chantal contre docteur Kha (Marie Chantal contro il dr. Kha, 1965), Le Tigre se parfume à la dynamite (La Tigre profumata alla dinamite, 1965), La Ligne de démarcation (1966), Le Scandale (Scandale - Delitti e champagne, 1967), La Route de Corinthe (Criminal Story, 1967), Les Biches (Les Biches - Le cerbiatte, 1968), La Femme infidèle (Stéphane, una moglie infedele, 1969), Que la bête meure (Ucciderò un uomo - Hallucination, 1969), Le Boucher (Il tagliagole, 1969), La Rupture (All’ombra del delitto, 1970), Juste avant la nuit (1971), La Décade prodigieuse (Dieci incredibili giorni, 1971), Docteur Popaul (Trappola per un lupo, 1972), Les Noces rouges (L’amico di famiglia, 1973), Nada (Sterminate «Gruppo Zero», 1974), Nouvelles de Henry James (ep. De Grey; Le Banc de la désolation, TV, 1976), Histoires insolites (ep. Monsieur Bébé; Nul n’est parfait; Une invitation à la chasse; Les Gens de l’été, TV, 1974), Une partie de plaisir (Una gita di piacere, 1975), Les Innocents aux mains sales (Gli innocenti dalle mani sporche, 1975), Les Magiciens (Profezia di un delitto, 1976), Folies bourgeoises (Pazzi borghesi, 1976), Madame le juge (ep. 2+2=4, TV, 1977), Alice ou la dernière fugue (1977), Les Liens du sang (Rosso nel buio, 1978), Violette Nozière (id., 1978), Il était un musicien (ep. Monsieur Liszt; Monsieur Prokofiev; Monsieur Saint- Saëns, TV, 1978), Histoires insolites (La Boucle d’oreille, TV, 1979), Fantômas (ep. L’Echafaud magique; Le Tramway fantôme, TV, 1980), Le Cheval d’orgueil (1980), Le Système du docteur Goudron et du professeur Plume (TV, 1981), Les Affinités électives (TV, 1981), M. le maudit (TV, 1982), La Danse de mort (TV. 1982), Les Fantômes du chapelier (I fantasmi del cappellaio, 1982), Le Sang des autres (Il sangue degli altri, 1984), Poulet au vinaigre (1985), Inspecteur Lavardin (Ispettore Lavardin, 1986), Masques (Volto segreto - Masques, 1986), Le Cri du hibou (Il grido del gufo, 1987), Une affaire de femmes (Un affare di donne, 1988), Les Dossiers secrets de l’inspecteur Lavardin (ep. L’Escargot noir; Maux croisés TV, 1988), Jours tranquilles à Clichy (Giorni felici a Clichy, 1990), Dr. M (Doctor M, 1990), Madame Bovary (id., 1991), Betty (id., 1992), L’OEil de Vichy (1993), L’Enfer (L’inferno, 1994), La Cérémonie (Il buio nella mente, 1995), Cyprien Katsaris (TV, 1996), Rien ne va plus (id., 1997), Au coeur du mensonge (Il colore della menzogna, 1999), Merci pour le chocolat (Grazie per la cioccolata, 2000), Les Redoutables (ep. Coup de vice, TV, 2001), La Fleur du mal (Il fiore del male, 2003), La Demoiselle d’honneur (2004), L’Ivresse du pouvoir (2006). 

Cast

& Credits

Regia e soggetto: Claude Chabrol.
Sceneggiatura: Paul Gégauff.
Fotografia: Henri Decaë.
Scenografia: Bernard Evein, Jacques Saulnier.
Montaggio:J. Gaillard.
Musica: Paul Misraki, Mozart, Wagner.
Interpreti e personaggi: Gérard Blain (Charles), Jean-Claude Brialy (Paul), Juliette Mayniel (Florence), Claude Cerval (Clovis), Guy Decomble (il libraio), Corrado Guarducci (il conte italiano).
Produzione: Ajym Tilms e Société Française du Cinéma pour la Jeunesse.
Distribuzione: Marceau.
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