Nazione: Francia
Anno: 1963
Durata:


Credo che Rentré des classes e Blue Jeans siano stati dei film che hanno preparato Adieu Philippine. Erano la tentazione di un cinema intimista e la tentazione anche del cinema italiano. In Rentré volevo girare con i contadini del villaggio un po' come aveva fatto Visconti ne La terra trema, Anche BlueJeans è stato fatto con gente presa dalla strada. Ho fatto mettere un annuncio pubblicitario su un quotidiano di Nizza e ho scelto fra i ragazzi che si sono presentati in funzione della realt` del personaggio. Anche al montaggio sono film che mi hanno insegnato molto. È sempre un po' la stessa storia: si comincia a girare con dei mezzi del cinema-verit`, poi si è sensibili a ciò che succede mentre si gira e infine c'è un ribaltamento completo al montaggio. Ma bisognava che facessi questi due film, che sono imperfetti, per poi andare più lontano.
Rentrée corrisponde inoltre a una ammirazione per Renoir, era un film atmosferico, un film sul cielo, sulle foglie e sull'acqua. È il solo film che ho girato controllando l'ora delle riprese. C'erano inquadrature che bisognava girare alle 11 e una quarto e altre alle 12 e una quarto e questo perché in quei momenti il sole aveva un certo aspetto e c'era qualcosa che avveniva nell'immagine, una luce particolare; Rentrée è un film sulla luce, sugli stati atmosferici.
Dans le vent è un film concepito in maniera molto astratta, composto come una rivista di moda, con un forte senso dell'"impaginazione". Bisogna dire che in origine era un film concepito per la TV, per il piccolo schermo, non per quello grande, e trovo che in TV ci si può permettere ancora di "inquadrare", mentre il grande schermo è la negazione della inquadratura intesa come quadro. Rossellini lo ha spiegato molto bene a suo tempo quando ha detto che il cinema moderno non consiste più nel quadro ma in ciò che esso nasconde; viene nascosto qualcosa che è importante. Paparazzi è un'altra cosa. Partendo da documenti di attualit` ho voluto introdurre in essi il romanzesco, la finzione. Ho voluto accentuare molto l'aspetto giornalistico. È un film girato come si potrebbe scrivere un articolo per una rivista a rotocalco, con l'utilizzazione del presente e poi dell'imperfetto e la descrizione dell'azione prima da un punto di vista e poi da un altro.
Le parti des choses è una riflessione sulla regia di Godard attraverso Le mépris; esso vuol mostrare come la morale di Le mépris sia la morale della "mise en scène" di Godard.

J. Rozier
("Filmcritica ", n. 150, 1964)


Blue Jeans appartiene a quella categoria di cortometraggi falsi per principio, a met` strada fra il documentario e il racconto. L'arte in questi casi è difficile perché, come abbiamo visto, bisogna da una parte introdurvi un intreccio che gli dia la "suspense" propria del lungometraggio, e dall'altra manca il tempo sufficiente per sviluppare quest'intreccio con la cura necessaria. Bisogna dunque, dato che si deve raccontare una storia, prendere solo il punto di partenza e quello d'arrivo, cioè schematizzare, il che comporta il rischio estetico di rendere teorico ciò che si cerca nello stesso tempo di rendere vivo. Bisogna dunque fare in modo che a costituire l'ossatura drammatica sia un sentimento semplice, abbastanza semplice perché si abbia tutto il tempo di analizzarlo a fondo, ma anche abbastanza forte da giustificare l'interesse dell'impresa.
Non credo che Jacques Rozier, girando Blue Jeans, abbia fatto dei ragionamenti così cartesiani. Ma il suo film sta a confermarlo. Invece di puntare come Agnès Varda sulla disinvoltura concertata, o come Jacques Demy sulla meccanica poetica,
Jacques Rozier ha puntato tutto sulla lucidit` nell'improvvisazione. Blue Jeans è quindi un cortometraggio fresco, giovane e bello come i corpi ventenni di cui parlava Arthur Rimbaud. In esso, la verit` del documentario sa fare causa comune con la grazia della narrazione. Sono veri i due ragazzi che pattugliano Cannes in scooter in cerca di ragazze. Sono piene di grazia le lunghe carrellate sulla Croisette o lungo la Rue D'Antibes, coraggiosamente montate "cut" le une dopo le altre. Veri i dialoghi e gli atteggiamenti. Pieno di grazia il realismo della fotografia e le "tendine" che scandiscono poeticamente il pomeriggio sulla sabbia calda. Non vedo perché Vivre di Carlos Villardebo debba essere un film umano e non Blue Jeans di Jacques Rozier, che è un film sul tempo che passa. A far che? A dare baci. La sua morale sar` dunque quella, buffa e triste, della quartina di Aragon: "Au biseau des baisers / Les ans passent trop vite / Évite évite évite / Les souvenirs brisés".

J-L. Godard
(Il cinema è il cinema, Garzanti, Milano 1981)


Cannes al colmo dell'estate: due diciassettenni in Vespa cercano delle ragazze simpatiche sulla Croisette e Rue D'Antibes. Agganciano due ragazze di Parigi, le portano in moto e si divertono sulla spiaggia; poi cambiano compagnia. Uno dei primissimi film di una serie ora abituale, questo short riesce a mettere nei jeans del titolo, delle personalit` vere e piacevoli; ad unire le corse in Vespa a un cha-cha-cha di fondo, senza essere morboso. a cogliere l'aria di irresponsabilit` senza cinismo. In effetti è quest'atmosfera il merito maggiore del film: un'innocenza pigra, un rotolarsi nella sabbia sotto un sole cocente, mentre la fine della vacanza coincide con la soglia della maturit`.

("Monthly Film Bulletin ", n. 330, 1961)


Jacques Rozier non è meno ambizioso dei suoi giovani colleghi, ma ha il torto di non aver cominciato la sua carriera con qualche anno di critica: conterebbe degli amici in tutte le redazioni, e serve quando si debutta… Ha realizzato tre anni fa un film fresco e affascinante che faceva un'apologia molto simpatica del marinare la scuola: Rentrée des classes. Con Blue Jeans è riuscito in qualcosa che molti suoi compagni hanno fallito a più riprese in questi ultimi anni: la descrizione semplice, diretta, autentica, veridica, dei rapporti tra ragazzi e ragazze nell'adolescenza. Un simile successo implica non solo talento, ma anche qualit` più rare: una buona salute, un grande equilibrio, dell'interesse, anzi dell'affetto per i suoi eroi. In Blue Jeans Jacques Rozier non si libera dai complessi del ragazzo foruncoloso che dev'essere ben stato un giorno. A met` strada tra il romanzesco e l'etnografia, tratta il suo soggetto con maturit`, ne evita le facilit` troppo vistose e ci fa dimenticare le tristi orgette del XVI arrondissement.

("Cinéma", n. 33, 1959)

Biografia

regista

Jacques Rozier

Jacques Rozier è nato a Parigi nel 1926. Dopo aver frequentato l'IDHEC, dirige diversi cortometraggi ed è aiuto-regista di Jean Renoir per French Cancan (1955). Il suo primo lungometraggio, Adieu Philippine (1960), viene realizzato grazie all'aiuto di Jean-Luc Godard, che si adopera per trovare i finanziamenti necessari. L'insuccesso commerciale del film costringe Rozier a lavorare per la televisione; soltanto nel 1969 può tornare al lungometraggio con Du côté d'Orouët, anch'esso assai sfortunato. Rozier continua il suo lavoro per la televisione nazionale e torna alla ribalta nel 1985 con Maine-Océan, che la critica considera come una delle sue opere più significative.

FILMOGRAFIA

Rentrée des classes (cm, 1956), Blue jeans (cm, 1958), Adieu Philippine (1960), Dans le vent (cm, 1962), Paparazzi (cm, 1963), Le parti des choses: Bardot et Godard (cm, 1963), Cinéastes de notre temps: Jean Vigo (16mm, 1964), Ni figue, ni raisin (n° 5) (Tv, 1965), Ni figue, ni raisin de Corinthe (n° 8) (Tv, 1965), Roméos et Jupettes (1966), Dim, Dam, Dom (1967), Emissions musicales (1967), Du côté d'Orouët (1969), Amiral Benbow (1972), Vive le cinéma (Tv, 1972), Les Aoûtiens (1973), Nono Nenesse (con Pascal Thomas, mai terminato, 1975), Les naufragés de l'ile de la Tortue (1976), Marketing Mix (Tv, 1978), Lettre de la Sierra Morena (Tv, 1983), Oh, oh, oh, jolie tournée (video, 1984), Maine-Océan (1985), L'opéra du roi (video, 1989), Joséphine en tournée (1990), Revenez, plaisirs exilés (video, 1991), Comment devenir cinéastes sans se prendre la tête (video, cm, 1995)

Cast

& Credits

Lunghezza: 600 metri

Regia, soggetto, sceneggiatura, testo e montaggio: Jacques Rozier.
Fotografia: Maurice Perrimond.
Musica: Antoine Duhamel.
Interpreti: Brigitte Bardot, Michel Piccoli, Luciano Paternò, Claudio Valente, Paolo A.
Produzione: Films du Colisée.
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