2° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
Retrospettiva - Nouvelle Vague

Muriel ou Le temps d'un retour

Muriel, or The Time of Return
di Alain Resnais
Nazione: Francia
Anno: 1963
Durata: 116'


Boulogne-su-Mer, novembre 1962, Hélène Aughain, sentendo che la sua esistenza è ora troppo legata al quotidiano, ha improvvisamente desiderio di rivedere colui che fu la grande passione dei suoi sedici anni e da cui la guerra l'ha separata, Alphonse. Gli scrive… Questi è un debole che ama piacere. Da duettista a gerente di bar. Alphonse ha esercitato tutti i mestieri. Accetta l'idea di questo incontro con noncuranza e arriva a Boulogne in compagnia di Françoise, la sua amante, una giovane attrice di vent'anni… che presenta come propria nipote.
Hélène propone loro di abitare a casa stia. È vedova e fa l'antiquario.
Vende nel suo appartamento mobili antichi e ha come protettore De Smoke, il suo amante, che dirige un'impresa di demolizione.
Con lei vive Bernard, suo figliastro, che, dopo il suo ritorno dall'Algeria, si chiude nel ricordo tragico di Muriel (una ragazza torturata e uccisa) e non ritrova un poco di serenit` che accanto alla sua amica Marie-Do.
Cosa vuole Hélène? Cosa cerca? Conquistare Alphonse? Modificare la propria vita? Confrontare i propri ricordi? Farvi nascere un avvenire o liberarsene? Lei stessa lo ignora, come Alphonse ignora perché è venuto. Durante quattordici giorni, mentre continuer` a ricevere i suoi clienti, a vedere De Smoke, a invitare i suoi amici, a giocare al casinò, tutti vanno e vengono, errano nella citt` e, seguendo il caso dei loro incontri, la loro storia o il loro dramma, si mescolano senza legarsi.
Muriel è la cronaca del tempo di un ritorno. Il libro bianco d'un amore.

A. Resnais, J. Cayrol
("Avant-Scène", n. 30, 1963)


Come arrivare all'amore, senza reminiscenze, liberamente?
Si pone il problema della libert` in una passione, sia nel caso di una memoria che sfugge, come in Alphonse o in Hélène, sia nel caso di una memoria che si impone con i suoi terrori come in Bernard. Sono dei personaggi simpatici, che vogliono prendere sul serio le loro storie quotidiane, ma come il tempo, le usanze comuni, essi sono instabili, mutevoli, perché le nostre giornate, anche le più tranquille, non possono chiarire i nostri rapporti con le azioni che compiremo. Tutto passa in fretta, a precipizio, è difficile da riassumersi; ora, un amore ha bisogno di semplificarsi per riuscire a rimanere nelle sue stesse spire. Le distanze tra due cuori o due continenti diminuiscono sempre di più. II tempo di dire "Ti amo", e si è gi` arrivati a Honolulu o ad Aubervillier. La psicologia tradizionale, imbalsamata con cura nella tendenza al romanzesco, il moto dei sentimenti, la ripercussione di una frase o di un silenzio, tutto ciò ci colpisce in maniera diversa. Tocca allo spettatore lasciarsi interessare dalle domande che gli vengono poste; tocca a lui finire una storia che vale solo per i suoi errori e le sue menzogne e intuire il vero slancio che trascina i personaggi verso un epilogo che li afferra con la sua violenza e le sue incomprensioni. Noi siamo ancora all'epoca dell'amor cortese e gi` a quella dell'esplosione atomica e non riusciamo a conciliare le nostre azioni con i sogni e gli umori di un universo in gestazione.
Un altro problema viene posto in questo "ultimatum", quello della verit`. La verit` invecchia male nell'amore; da sole molto spesso le menzogne diventano cose autentiche. La verit` non può vivere nelle sue menzogne: essa appartiene loro o le contiene. Hélène forse arna soltanto un'immagine astratta della sua prima passione; Bernard si rifugia nella follia di un ricordo senza fine, effervescente; Alphonse, con i suoi trucchi e i suoi fallimenti, vive la sua esistenza "come un vestito rivoltato": fa ancora una certa figura. Soltanto François, Robert, Claudie, Marc, Jean, Marie-Dominique vivono solo quel che li aspetta, senza aggiungere nulla, senza togliere nulla.
Così i drammi sono molto più immaginati che vissuti e l'esperienza non protegge più nessuno? C'è una "contemporaneit`" in tutti i rapporti umani, siano essi fisici o intellettuali. E, nello stesso tempo, un certo pudore. Si tace perché non si ha nulla da dirsi, perché è sempre più difficile pronunciarsi o fare atto di parola: perché la parola non e più un modo per consacrare le situazioni. Essa non si fa più adorare, né venerare, si d` a chi la vuole.

A. Resnais, J. Cayrol
("Avant-Scène", cit.)


Muriel è prima di tutto il tempo di un ritorno, una singolare coniugazione di tutti i tempi psicologici. Al centro di quest'esplorazione delle dimensioni temporali, il confronto Alphonse-Hélène, l'incontro di due comuni passati che non si riconoscono. Tra Hélène l'immemore e Alphonse il bugiardo, il passato resta indefinito. "Non mi abituo ai suoi ricordi" dice Alphonse. "Siamo proprio noi che ci siamo amati?" chiede Hélène. Domanda preoccupata, fondamentale. I sentimenti di oggi possono solo fondarsi, fiorire, riconoscersi, vivere sulle fondamenta o sulle rovine dei sentimenti di un tempo: se si è incapaci di fare l'inventario di queste fondamenta o queste rovine, come costruire su di esse qualcosa di solido oggi? Hélène, ossessionata dalla paura dell'et` ("Un giorno, avrò la mia et`!") cerca di costruirsi un nido rassicurante in quello che Proust chiamava "l'immenso edificio del ricordo". Un edificio che, in Muriel, si rivela così fragile e che scivola così presto verso l'oblio come quelle nuove costruzioni di Boulogne che, appena costruite, vanno in rovina. A questo bisogno di un passato per assicurare un avvenire, in Hélène, risponde, come contrappunto, il bisogno di Bernard di sfuggire al passato per poter affrontare l'avvenire. Al contrario della tortura dell'aspettativa, è la tortura della memoria che pesa su di lui. Tortura provocata dai titillamenti dei ricordi che sempre rinascono, malamente combattuti, e invece trattenuti con questo tentativo di captare, con il registratore e con la cinepresa, un presente che nega, invece di confermarlo, il passato.
Il passato, il ricordo, la memoria; questo tema, che trova degli strascichi talvolta troppo evidenti nell'ambientazione (Boulogne distrutta e ricostruita, nella ricerca dell'aspetto di un tempo; Hélène, elemento così poco stabile, alla deriva tra la marea dei mobili d'epoca che scorre senza mai fermarsi), questo terna costituisce solo una delle coniugazioni di Muriel. Qui quel che vi è di magistrale è il modo di afferrare il presente più ancora che quello di afferrare il passato.
Un presente frammentato, sminuzzato, disperso. Un presente inafferrabile, parcellizzato, in cui è difficile amare ed è difficile comprendere, poiché l'assenza di continuit` del vissuto al presente impedisce sia la continuit` del sentimento sia la logica del ragionamento. Un presente caotico all'esatto livello della nostra esperienza sensibile. Un presente sconcertante perché, per la prima volta sullo schermo, è presentato nella sua assurda autenticit`, e non nella sua logica e continuit` drammatiche.
Proprio il contrario di questo saggio che non si preoccupa della logica, come il film, ogni autopsia di questo film deve cominciare con: il tempo in Muriel.

P. Billard
("Cinéma", n. 80, 1963)



Per prima cosa c'è una storia, dei personaggi, un quadro: liberando lo schema sotterraneo dalla continuit` del dialogo, è possibile ricostituire la coerenza delle azioni descritte in questo racconto. Con alcune incertezze o delle fessure, una mancanza di spiegazione, una presentazione delle cose sempre ellittica; ma anche l'eventualit` mantenuta di una logica referenziale. Solamente questa trama non appare che sotto forma di tracce, tutto viene dopo che tutto sia passato; se l'avventura, è rintracciabile, essa è anche inafferrabile, perché assente. Inoltre, nessuno degli elementi rilevati funziona in maniera lineare: ciascuno partecipa di un sistema comune di demoltiplicazione e di spostamento. Se esiste un luogo Boulogne, è aperto da ogni lato, e suscettibile di scivolamento. Se esistono personaggi dominanti e identificabili, sono minati da personaggi secondi, che introducono sempre più nel racconto zone di echi dubbiosi o di passaggio. E se esiste una storia, non ce n'è una, ma due; e queste due storie ora s'oppongono, ora s'incontrano, in ogni caso si intersecano in un decentramento reciproco. Nessun fatto può in questo caso rappresentare una tappa in uno svolgimento unico, tutto è sempre percepito come proveniente da altrove o legato ad altra cosa. (…)

M. C. Ropars
(Muriel, histoire d'une recherche, Ed. Galike, Paris 1974)

Biografia

regista

Alain Resnais

FILMOGRAFIA

VAN GOGH (1948); GUERNICA (1950); LES STATUES MEURENT AUSSI (1951); NUIT ET BROUILLARD (1955); TOUTE LA MÉMOIRE DU MONDE (1956); LE MYSTÈRE DE L'ATELIER QUINZE (1957); LE CHANT DU STYRÈNE (1958); HIROSHIMA MON AMOUR (1959); L'ANNÉE DERNIÈRE À MARIENBAD (1961); MURIEL OU LE TEMPS D'UN RETOUR (1963).

Cast

& Credits

Regia: Alain Resnais.
Sceneggiatura e dialoghi: Jean Cayrol.
Fotografia: Sacha Vierny.
Scenografia: Jacques Saulnier.
Montaggio: Kenout Peltier, Eric Pluet.
Musica: Hans Werner Henze.
Interpreti e personaggi: Delphine Seyrig (Hélène Aughain), Jean-Pierre Kerien (Alphonse Noyard), Nita Klein (François), Jean-Baptiste Thierrée (Bernard), Claude Saival (Roland De Smoke), Jean Champion (Ernest), Laurence Badie (Claudie), Martine Vatel (Marie-Do), Philippe Laudenbach (Robert), Jean Dasté (l'uomo con la capra), Robert Bordenave, Gaston Joly, Nelly Borgeaud, Julien Verdier, Catherine de Seynes, Gérard Lorin Françoise Bertin, Wanda Kerien, Jean-Jacques Lagarde, Paul Chevallier, Laure Paillette, Eliane Chevet, Yves Vincent.
Produzione: Argos-Films, Alpha Productions, Eclair, Les Films de la Pléiade, Dear Films.
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