2° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
Retrospettiva - Nouvelle Vague

Ascenseur pour l'échafaud

Lift to the Scaffold
di Louis Malle
Nazione: Francia
Anno: 1957
Durata: 89'


Una giovane donna sposata a un ricco mercante di cannoni supplica il suo amante, Julien, impiegato nella ditta del marito ed ex-paracadutista, di ucciderlo. L'assassinio, tecnicamente perfetto, è sul punto di riuscire quando Julien resta bloccato nell'ascensore. Mentre per tutta la notte del sabato lotta per liberarsi, la giovane donna vaga alla sua ricerca. Parallelamente a questo dramma, un giovane teppista e la sua amichetta, rubata la macchina di Julien, dormono in un albergo lungo l'autostrada e uccidono, in un momento di panico, una coppia di turisti tedeschi. Quando Julien esce dall'ascensore viene ingiustamente accusato di questo crimine. La giovane donna lo discolpa, ma la polizia trova delle foto compromettenti e stabilisce la verit` sull'assassinio del marito.

J. Herman
("Cinéma", n. 25, 1958).


A Venezia gli italiani volevano proiettare Ascenseur pour l'échafaud il mattino e Les amants la sera per fare una "giornata Louis Malle"; ho rifiutato perché Ascenseur m'ha valso le lodi di ogni sorta di gente le cui opinioni in genere mi irritano, mentre ad altri, con cui il più delle volte mi trovo d'accordo, il mio primo film non è piaciuto; il successo forse sproporzionato di Ascenseur ha irritato e non vorrei contribuire a tener viva questa irritazione; non mi prendo per un genio. Les amants è meglio di Ascenseur come il prossimo film sar` meglio di Amants.
Del resto la sceneggiatura di Ascenseur non permetteva altro che un esercizio di stile; con Nimier abbiamo girato e rigirato il romanzo in tutti i sensi prima di fermarci sulla costruzione definitiva; ad un certo punto ci eravamo allontanati molto dal soggetto, tanto da arrivare a una sorta di Histoire des treize moderna; poi abbiamo dovuto riavvicinarci al libro.

L. Malle
("Arts", 13 agosto 1958).



Non ho idee tanto precise sui miei film, perché evito sempre di rivederli. L'unico che abbia rivisto è Ascenseur, prima di cominciare Le feu follet, poco meno d'un anno fa. Mi ha buttato a terra; non amo i miei film perché vanno meno bene di come dovrebbero. Credo che sia così per chiunque faccia film. Un pittore ha dei rapporti molto diretti con la sua tela, mentre un film passa attraverso un tale susseguirsi di tempi e persone che all'arrivo è come una caricatura di quello che speravate di ottenere. Spesso non c'è più spontaneit`: io credo che quello che fa la forza del cinema americano, la ragione per cui si ama quel cinema dell'epoca d'oro (non parlo del cinema decadente che fanno adesso), è che i registi avevano del pioniere, una forza tale che riuscivano ad attraversare tutto. La più grande qualit` d'un regista è d'essere forte come un toro. Bisogna riuscire a tener fermo il proprio punto di vista sino alla copia standard. Accadono molte cose tra l'idea immaginaria che ci si fa d'una sequenza e quello che si vede alla fine. A parte quattro o cinque sequenze, Ascenseur pour l'échafaud mi sembra una specie di scherzo. Credo che la musica di Miles Davis faccia molto… Tra Ascenseur e Le feu follet ci sono, per un certo numero di temi, delle analogie di personaggi, una sorta di volont` piuttosto attutita d'iscrivere i personaggi nell'epoca, con riferimenti di secondo grado. Ci sono anche delle analogie di stile.
È perché ha potuto controllarlo meglio?
Sì, è così, ne sono sicuro. Quando ho fatto Ascenseur pour l'échafaud non sapevo cosa fosse la regia. Avevo la forza formidabile dell'ingenuit`, cioè una grandissima voglia di fare dei film. Ne avevo visti molti e avevo quell'energia che si ha quando si è molto giovani. Facendo Ascenseur mi sembrava molto facile essere un regista, mentre Feu follet m'è parso d'una difficolt` enorme.

L. Malle
(H. Chopier, Louis Malle, Seghers, Paris 1964)



Se è ormai una tradizione per l'équipe dei "Cahiers" presentare ogni anno la sua lista dei dieci migliori film, non ha ancora - Dio ci scampi! - la minima intenzione di erigersi ad accademia dispensatrice di premi. Non è tuttavia un mistero per nessuno che il nostro "Delluc" occulto sia stato quest'anno assegnato, per tacito e quasi unanime accordo, a Sait-on jamais…, seguito a distanza da Patrouille de choc: questi due film sono gli unici, tra le opere giovanili, ad avere imboccato una strada anticonvenzionale. E probabile che il terzo posto andrebbe ad Ascenseur pour l'échafaud, che batterebbe di misura Mort en fraude o Amour de poche.
Gli allori e le lodi spigolate dal film di Louis Malle non ci sollecitano né a inutili difese né a critiche troppo comode. I suoi difetti - peccati di gioventù obbligati - sono veniali: una lentezza prima di tutto o, più esattamente, una certa inerzia che la rapidit` dei movimenti e la frequenza degli scorci non riescono ancora a scuotere. In secondo luogo, e soprattutto, l'ingiustificabile frattura di tono tra la presa di posizione "behaviourista" del racconto e il soliloquio (il più delle volte in carrellata dal basso: l'insidia delle insidie!) di Jeanne Moreau. Questi malaugurati esercizi di stile soggettivo fanno precipitare di colpo di diversi anni l'et` storica del film e appannano lo smalto - alquanto moderno, direi - del corpo dell'opera. Infatti, se la narrazione spesso zoppica, la lingua, invece, è salda. Ciò che va messo in rilievo - mimica, gesto, oggetto - è messo in rilievo con precisione, senza troppa volgarit`. Le scene in ascensore ci offrono un breve compendio, non troppo indegno, dell'infrastruttura del Condamné di Bresson. Malle e Decaë sembrano trarre ispirazione dall'architettura moderna e dalle automobili. La prova fotografica, rivelata nel "bagno", è un effetto dei più felici e drammatici.
In compenso si cercherebbero invano, a parte quest'ultima scena, quei momenti di grazia fotogenica sparsi, ma più che presenti in Vadim. Pur tenendo conto dell'handicap rappresentato dallo schermo normale e dal bianco e nero. La sensibilit` non è, fino a prova contraria, il forte del nostro encomiato, e i brani di pathos in apertura e in chiusura non sono tali da contraddirci. La scelta delle notazioni (abbondano: pittoresche, sociologiche, psicologiche, d'atmosfera materiale o morale) ci sembra, qui, avere a che fare semplicemente con l'economia - l'economia del racconto cioè - piuttosto che con l'amore appassionato o, in mancanza, quell'amabile compiacimento per gli oggetti, feticci, insegne di classe, casta, banda o clan, che fanno il fascino di Sait-on jamais…
In fondo, ciò che vi è di più contestabile in Ascenseur pour l'échafaud è la letteratura. Nel senso più stretto del termine, quello di testo: nei momenti in cui l'immagine ansante non riesce a seguire un commento ozioso. Non c'è dubbio che il romanzo di Noël Calef sia stato migliorato di molto (motivo del delitto, idea del motel ecc.). È anche possibile che il dialogo di Roger Nimier, dove qualche bella formula si trova, renda di più sulla carta, ma quasi sempre suona falso. E quella letteratura (estendiamo un po'il termine ora) ci dimostra a sufficienza in questa occasione che, pur opportunamente rinfrescata dal petrolio, dai par` d'Indocina, dalle Mercedes 300S.L., dall'autostrada dell'Ovest, la sua vecchiaia non è più arzilla di quella del folclore tra Portes des Lilas e Canal Saint-Martin. Che il giovane cinema francese, fattosi d'un tratto più leggero, si guardi dal fare dell'America, dei suoi modi, dei suoi generi e delle sue leggi, una nuova tartaruga d'Achille.

E. Rohmer
("Cahiers du Cinéma ", n. 80, 1958)


Quest'autunno, nello studio in cui si stava finendo Ascenseur pour l'échafaud, il suo regista, Louis Malle, ha festeggiato il venticinquesimo compleanno. Questa circostanza dovrebbe portar fortuna al cinema francese. Il film, che è splendido, ha ricevuto, appena finito, il premio Louis Delluc. (…)
Sono stato un acceso fautore di Louis Malle, alla giuria del premio Delluc. Naturalmente, perché si trattava di un giovane. Ma soprattutto perché ha molto talento ed ha mostrato in Ascenseur pour l'échafaud una visione del mondo molto personale. E non è cosa da poco - soprattutto a 25 anni.
E tuttavia, fatemi vedere in Malle un'immagine che sia debitrice di qualcosa a Feuillade, a Feyder, a René Clair, a Jean Renoir, a Vigo, a Marcel Carné, a Jean Cocteau, a Jacques Becker, a René Clément. Questo ragazzo ha visto Parigi come nessuno prima, nel suo modernismo 1957. E ho cercato invano un film dell'Europa occidentale che ci abbia "fatto vedere" un'altra grande citt`. (…)
Per quel che riguarda la visione di Parigi e della periferia, Malle non deve niente a nessuno. Per quel che riguarda l'ascensore, le fonti sono evidenti (c legittime). Louis Malle è un ammiratore di Robert Bresson. Ha collaborato con lui per due o tre settimane a Un condamné ` mort s'est échappé. Come avrebbe potuto non rifarsi a questo film, dovendo far vedere un uomo che resta chiuso per caso in ascensore e che deve assolutamente uscirne, pena la morte?
Una vite, una placca d'acciaio, un tappetino di moquette, le rotelline esterne spalmate di grasso, il pulsante dell'allarme, una botola di ghisa fatta a losanghe, un accendino, un coltello da paracadutista, un pacchetto di Gitanes azzurre vuoto… Qui non c'è bisogno di dialogo. Tutti questi oggetti parlano da soli. (…)
Soggetto assurdo, realizzazione senza pari, situazioni insulse, avvincente realismo poetico, eroi prefabbricati, personaggi interessanti… Una stupida "regola del gioco" viene a contraddire talvolta le migliori qualit` di Louis Malle. Ciononostante, il suo film è (nel significato proprio dell'aggettivo) straordinario. Andate subito a vederlo.
Venti giovani, forse anche di più, hanno qualcosa da dire nell'ambito del cinema francese, se solo se ne offrono loro i mezzi. Se il successo di Ascenseur pour l'échafaud aprisse loro le porte degli studi, il premio Delluc (per la prima volta dopo molto tempo) avrebbe ben meritato dell'arte cinematografica.

G. Sadoul
("Les lettres française", n. 707, 1958)

Biografia

regista

Louis Malle

FILMOGRAFIA

ASCENSEUR POUR L'ÉCHAFAUD (1957); LES AMANTS (1958)

Cast

& Credits

Regia: Louis Malle.
Sceneggiatura: Louis Malle, Roger Nimier, dal romanzo di Noël Calef.
Dialoghi: Roger Nimier.
Fotografia:Henri Decaë.
Scenografia: Rino Mondellini.
Montaggio: Léoni de Azar.
Musica: Miles Davis.
Interpreti e personaggi: Maurice Ronet (Julien Tavernier), Jeanne Moreau (Florence Carala), Yori Bertin (Véronique), Georges Poujouly (Louis), Lino Ventura (Ispettore Chérier), lvan Petrovich (Horst), Elga Andersen (Frieda), Felix Marten (Subervie), Jean Wall (Simon Carala).
Produzione: Nouvelle Editions de Films.
Distribuzione: Lux Films.
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