Nazione: Francia
Anno: 1960
Durata: 77'


Dopo tre anni di vita matrimoniale felice, Pierre ed Anne si rendono conto che l'attrazione fisica reciproca è diventata pura abitudine. Si separano; Anne torna a casa e Pierre allo studio dove inventa giocattoli, alle dipendenze di Gratteloup, un ricco che tradisce la moglie, a sua volta infedele. Qui è attratto da una collega, Véronique. Più tardi Pierre passa la notte da solo in un albergo e l'indomani incontra la moglie ad una festa. Vedendo il loro rapporto in crisi riflesso in maniera distorta nella vita degli altri, tornano a casa, fanno l'amore e decidono di ricominciare da capo. Nel weekend successivo, in campagna, decidono di lasciare Parigi e stabilirsi fuori citt`. Pierre però esita e, di ritorno a Parigi, è spinto dalla sua insicurezza verso Véronique. Anne, anch'essa indecisa, si lascia sedurre da un giovane dongiovanni e si rende conto che può amare un altro. Ora l'incanto è rotto. Lei lascia Pierre che la lascia andare.

R. V.
("Monthly Film Bulletin, n. 328, 1961)


Poi feci Un couple che fu l'opposto. Fu un successo di critica ma non così popolare con il pubblico. Il soggetto era il matrimonio e penso che sia il mio miglior film fino ad ora perché lo produssi io stesso e perciò feci quello che volevo. Fu finanziato da gente fuori dell'industria cinematografica. Feci un film che mi piacque molto ma ebbi difficolt` a trovare un distributore. Erano sommersi da film della nouvelle vague.
Con i miei film sono andato contro la "nouvelle vague". Ho conosciuto Truffaut, Chabrol, Godard quando non erano nessuno e facevano filmetti con i soldi degli amici. Erano più che altro documentaristi, mentre io ero un professionista e anche se avessi voluto fare un film come i loro, non avrei potuto perché nessun produttore ti d` i soldi per fare un film senza sonoro e senza una buona fotografia perché pensano che sia un buco. Ma loro potevano farlo, con i soldi degli amici e facevano film con pochissimi soldi. Anche Hiroshima fu fatto con molto poco. Truffaut e Godard sono famosi per una cosa: non scrivono mai una riga di dialogo e inventano il film man mano che vanno avanti. Dopo il loro successo si sono fatti avanti molti giovani registi, giornalisti, aiuto registi o giovani coi soldi. C'è stato un tale che ha avuto dal padre quaranta milioni di franchi per fare un film come Truffaut o Chabrol. Ha fatto il film, ci ha speso un sacco di soldi in pubblicit`, ma non è mai riuscito a distribuirlo. Chi ha visto il film dice che non è brutto, ma che non riusciva a capirlo.

J.P. Mocky
("Films and filming", n. 1, 1961)


La pubblicit` fa male a parlare di impertinenza, dal momento che la maggiore qualit` di questo film è quella di abbordare in modo serio un argomento importante. Venendosi a trovare in mezzo a prodotti che schivano il problema, rifugiandosi nell'ipocrisia o in uno pseudoerotismo più sottilmente ipocrita, Un couple lascia sorpresi per il suo tono. È un film dedicato alla vita di due persone che si amano, si sono sposate e si vedono tutti i giorni, da tre anni. Nella loro intesa sessuale si produce una falla. Perciò esse mettono in discussione la fedelt` coniugale. Prima di esprimere alcune riserve, vorrei salutare come si conviene questo tipo si franchezza senza compiacimenti. Franchezza che permette di dialogare con dignit` sulle situazioni difficili (quando Mayniel dice a suo marito: "Non troveresti piacevole scoprire un altro corpo di donna?") e di concludere senza compromessi (essi si lasciano).
Detto questo, mi sento molto imbarazzato, perché, si sar` capito, questo film è interessante per il suo "soggetto". Il racconto occupa costantemente il primo posto. La regia, invece di fornire un'interpretazione particolare, si accontenta di seguire la sceneggiatura. Tuttavia, se ne può prendere la difesa, dicendo che essa rimane espressamente senza mistero e senza spessore, come un semplice sguardo materiale posato su un universo descritto tal quale. La lunga scena del pomeriggio piovoso alla Antonioni potrebbe forse fornire una giustificazione a questo commento. Parecchi altri momenti ci riportano tuttavia a un cinema analitico e descrittivo, per non dimenticare il primo piano della mano che, a tastoni, introduce la chiave nella serratura (scena inutile, a meno che non vi si debba vedere un senso simbolico molto volgare, cosa che esulerebbe del tutto dall'ambito del suddetto cinema analitico!). Eppure c'è una scena di "cinema moderno": è quella in cui marito e moglie, tornati a casa, si spogliano l'un l'altro, preceduti da un bel movimento della cinepresa, che li porta a letto. Questa carrellata, che sulla carta è "falsa", perché è solo un'idea, diventa quasi premingeriana, e pertanto vera, grazie a quel che fa vedere. Mentre la maggior parte delle donne vengono filmate perché siano viste dagli uomini in sala, la donna del film di Mocky lo è per essere vista da suo marito. Ecco perché Un couple non fa parte del vecchio cinema: c'era un grado sufficiente di onest` nella sceneggiatura perché ne potesse passare in quel che comunque bisogna chiamare regia. È quasi un problema di purezza.
Purtroppo il film è lungi dall'aver sempre questa purezza. Per non turbare troppo il pubblico, suppongo, si è ammantato quello che è il vero soggetto con alcuni episodi poco adatti, intendo riferirmi al parallelo con l'anziana coppia che abita al piano di sopra della coppia del titolo. Qui si cade nel caricaturale, e il dialogo potrebbe essere firmato dal peggior Jeanson (cfr. il vecchio baffuto che sgrida il cane: "Piccolo blouson noir!" ecc.), per non parlare di quell'interruttore fatto a pera e del suo "significato", riproposto tre volte, affinché tutti capiscano. Un leitmotiv del resto è sempre da evitare, nella misura in cui denunzia una volont` di artifizio. Inutile insistere ancora sull'altra coppia anziana (questa è la tesi che si intravede: "La fedelt`, una parola che va bene per gli anziani, ecc."), un'altra caricatura per ridere. Il miscuglio di verit` e di conformismo diviene flagrante nella presentazione dei ragazzini: per quale motivo, dopo aver avuto l'eccellente idea di mescolarli, irritanti ma ben evidenti, all'azione, aver fatto di essi dei fratelli di Zazie? Torniamo a quel che è meritevole di attenzione in Un couple, vale a dire, in fondo, il modo in cui sono trattati il matrimonio e la sessualit`. "È il primo film materialista del cinema francese", annunzia Domarchi. In ogni caso è il primo film di questo cinema in cui è posta realmente la questione dell'euparèunia nel matrimonio, e in cui l'amore dei corpi non è mai figura di qualcos'altro (strada su cui Mocky è stato spinto chiaramente dall'esempio di Bergman e di Antonioni). Due esseri i cui corpi non si soddisfano più si lasciano per questo motivo. Si è lontano dalla sessualit` considerata come ierofania, per riprendere un termine caro a Eliade. Urge puntare il dito contro l'impostura romantica, demistificare l'amore (come si dice). Ma ne sarei più convinto se la sceneggiatura non mi sembrasse alquanto pre-confezionata: il modo in cui i due partner han cominciato a legarsi l'uno all'altro, il silenzio totale sul loro atteggiamento nei confronti della procreazione, l'ambiguit` con cui lui sembra che, in parte, lasci sua moglie per un'altra donna…
Ciononostante, sono contento che un film abbordi questo argomento senza tergiversare, con più o meno serenit`, più o meno rispetto, più o meno audacia.

F. Weyergans
("Cahiers du Cinéma", n. 115, 1961)


Il soggetto di Un couple, come del resto quello dei Dragueurs, è, al tempo stesso, originale, perché non è mai stato affrontato, e notoriamente risaputo, perché sintetizza un ossessivo problema della nostra societ`, fondata, come credo sia noto, su quella cellula fondamentale che è la coppia. Un couple è lo studio della degradazione dell'amore fisico tra due persone che all'inizio si amano naturalmente e con passione, e che a poco a poco finiscono con l'amarsi con complicazioni.
Mocky ha voluto affrontare l'argomento nel suo complesso e ha ridotto l'episodio a una trama lineare. Non c'è nulla nella vita dei suoi personaggi che li differenzi dai comuni mortali. Jean Kosta e Juliette Mayniel, romantici e morali, - oh, quanto! -, sono belli e sinceri, come tutti quelli che confidano i loro problemi di cuore a Marcelle Segal.
Mocky e Queneau hanno analizzato l'evolversi di una decomposizione, con la precisione scientifica di chi fa le ricerche sul cancro.
Si rimane colpiti e sconvolti da questa indifferenza fisica che lentamente colpisce i due innamorati, finché tutti i gesti dell'amore, privi del loro significato erotico, risultano carichi di un'intollerabile contaminazione. "Basta, mi fai solletico", dice Jean Kosta a Juliette Mayniel, sua moglie, che gli accarezza affettuosamente le spalle.
Mocky, esprimendo una constatazione di carattere così universale, obbliga lo spettatore ad ammettere questo malessere, che egli gli comunica. Si esce dalla sala turbati da un simile grado di veridicit` e, dunque, da tanta profondit`.

J. Curtelin
("Presence du Cinéma", n. 6-7, 1960)

Biografia

regista

Jean-Pierre Mocky

FILMOGRAFIA

UN COUPLE (1960)

Cast

& Credits

Regia: Jean-Pierre Mocky.
Sceneggiatura: Jean-Pierre Mocky, Raymond Queneau.
Fotografia: Eugen Shuftan.
Montaggio: Berys Lewin.
Musica: Alain Romans.
Interpreti e personaggi: Juliette Mayniel (Anne), Jean Kosta (Pierre), Francis Blanche (M. Gratteloup), Véronique Nordey (Véronique), Christian Duvaleix (Alex), Nadine Basile (Clara), Alice Tissot (M.me Mitouflet), Gérard Hoffinan (Antoine), Danielle Godet (Christine), Gérard Darrieu (M. Mignon), Simone Cendrar (M.me Gratteloup).
Produzione: BaIzac Films, La Société Discifilm.
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