Nazione: Spagna
Anno: 1965
Durata: 95'


Le due famiglie Mac Gregor vivono in una fattoria non lontana dalla frontiera messicana. Un giorno, mentre ci sono solo i vecchi genitori, la casa è assalita da una delle bande del feroce Santillana, ma i Mac Gregor riescono comunque a cacciare i fuorilegge. Poco tempo dopo i sette figli vengono mandati a una fiera di bestiame. Giunti sul luogo si accorgono che a dettar legge è un prepotente sceriffo spalleggiato dallo stesso Santillana. La loro reazione li porta dritti e filati in prigione, da dove riescono comunque a fuggire trovando rifugio nella fattoria di Rosita. R maggiore dei sette fratelli, Gregor, decide allora di farsi reclutare dalla banda per trovare il modo di sistemare Santillana. Le informazioni che egli invia ai fratelli permettono a questi di mandare in fumo tutte le imprese dei banditi. Ma tale situazione non dura a lungo. Santillana scopre il doppio gioco di Gregor e lo fa torturare; la sua sorte sarebbe segnata se non fosse per il provvidenziale arrivo di tutti gli altri Mac Gregor.


Biografia

regista

Franco Giraldi

FILMOGRAFIA

1964: I malamondo di Paolo Cavara (collaborazione alla regia). 1965: Sette pistole per i Mac Gregor (pseudonimo Frank Grafield). 1966: Sugar Colt. 1967: Sette donne per i Mac Gregor (pseudonimo Frank Prestand). 1968: Un minuto per pregare... un istante per morire oppure Escondido. 1970: Cuori solitari. 1971: La supertestimone. 1972: Gli ordini sono ordini. 1973: La rosa rossa. 1975: Il lungo viaggio (per la TV). 1976: Colpita da improvviso benessere. 1977: Un anno di scuola (per la TV). 1978: La città di Zeno (documentario per la TV). 1979: La giacca verde.

Dichiarazione

regista

Venendo da Trieste a Roma e piombando nel cinema che si faceva allora, in cui lavoravo come aiuto (per Pontecorvo, Lizzani e soprattutto Peppe De Santis, che è stato il mio maestro) io avevo avvertito immediatamente un'impressione di estraneità, cioè la sensazione che il bagaglietto culturale che mi portavo appresso da Trieste servisse a poco, che non e'entrasse mente con quel cinema. Così, forse per una sorta di timidezza, di insicurezza, di paura o anche in sintonia con la tradizione triestina che spinge a voler conoscere a fondo il lavoro che si progetta di portare avanti in futuro, facendo il mio apprendistato, cercai di imparare il mestiere molto bene. Dopo qualche tempo cominciai a venir chiamato come regista di seconda troupe, ossia come colui che gira sequenze di cataclismi, sparatorie, esplosioni nei film di un altro. La cosa mi divertiva molto e mi dava una certa autonomia, e la prendevo con quel tanto di irresponsabile spensieratezza che mi caratterizzava in quegli anni. Così, in attesa di diventare regista in prima persona, feci qualche film come regista della seconda troupe, e feci anche delle scene di Per un pugno di dollari di Sergio Leone, quelle in cui gli attori - mettiamo Volontè - facevano una qualche azione completamente staccata, mentre Leone dirigeva il fondo vero e proprio della storia.
Il successo del tutto inaspettato di quel film mi investi di riflesso, e quando Leone litigò con le persone che l'avevano prodotto quelle mi chiesero di fare io un western per loro. L'unica chiave in cui io mi sentivo di farlo era infantile, anche perché i western veri, quelli di John Ford e via dicendo, io li avevo troppo amati, un po' sulle orme di Kezich che da Trieste era stato il primo studioso del fenomeno. Negli altri western che ho girato ho mantenuto questa chiave molto infantile, piena di paesaggi, di azione, e con tutti gli archetipi possibili: trenini, vasti orizzonti, ecc., ecc. Diciamo che i miei western si rifacevano al classico ma in chiave molto ironica.
Quel primo film andò subito bene, piacque, e anche la critica non mi trattò male, anzi fu molto indulgente nei confronti di Sette pistole per Mac Gregor. Il film, del resto, aveva il pregio di essere costato pochissimo. Gli interpreti erano quasi tutti ragazzi del circo o cascatori, dato che dovevano fare cose folli. Cercavo di farli anche un po' recitare, comunque. Il protagonista, invece, era un americano che fino a poco tempo prima faceva l'indossatore, mi sembrava si chiamasse Robert Wood. In genere tutti quei film si giravano in tempi pazzeschi. Il mio fu fatto in nove settimane, che non sono niente per un film tutto da azione dove, quindi, c'è la necessità di dettagliare, di fare degli spostamenti. Lo girai in Spagna, vicino a Madrid e a Granada, perché, in quel genere che già era così fasullo, detestavo l'idea che non gli si desse almeno un minimo di verità con dei paesaggi plausibili (Franca Faldini, Goffredo Fofi, a cura di, L'avventurosa storia del cinema italiano 1960-1969, op. cit., p. 295)

Cast

& Credits

Regia: Frank Grafield [Franco Giraldi].
Soggetto: David Moreno.
Sceneggiatura: Franco Lion [Fernando di Leo], Vincent Eagle [Enzo Dell'Aquila], David Moreno, Duccio Tessari.
Fotografia (techniscope, technicolor): Alejandro Ulloa.
Scenografia: Karl Kinds, Jaime Perez Cibero.
Montaggio: MacMurray [Mario Morra], Johnny Barclay [Nino Baragli].
Musica: Ennio Morricone.
Interpreti e personaggi: Robert Wood (Gregor Mac Gregor), Fernando Sancho (Miguel), Agatha Flory [Agata Flori] (Rosita Carson), Leo Anchoriz (Santillana), Perla Cristal (Perla), Manolo Zarzo (David Mac Gregor), Nick Anderson [Nazareno Zamperia] (Peter Mac Gregor), Paul Carter [Paolo Magalotti] (Kenneth Mac Gregor), Albert Waterman (Dick Mac Gregor), Julio Perez Tabernero (Mark Mac Gregor), Saturnino Cerra (Johnny Mac Gregor), Jorge Rigaud (Alistair Mac Gregor), Harry Cotton (Harold Mac Gregor), Annemarie Noé (Marme Mac Gregor), Margaret Horowitz (Annie Horowitz).
Produzione: Tell O'Darsa [Dario Sabatello] per la Produzione D.S.-Jolly Film-Estela Film.
Distribuzione: Unidis (regionale).
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