25 settembre, 3 ottobre 1982
1° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
Direttore: Ansano Gianarelli, Gianni Rondolino
I film del
1° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
In un periodo in cui i festival cinematografici, in Italia e all'estero, sono talmente numerosi che si susseguono, e spesso si sovrappongono, di mese in mese, che senso ha presentare un nuovo festival? Un'altra occasione, si dirà, per presentare al pubblico e alla critica un gruppo di film, nella speranza di sollevare ancora qualche interesse o curiosità. Un'occasione, tra il culturale e il mondano, per parlare e far parlare di cinema, quasi non ci si accorgesse che il campo è stato fin troppo arato, col rischio di diventare sterile: che di cinema se ne consuma fin troppo, attraverso tutti i vecchi ed i nuovi canali di distribuzione.
E tuttavia questo primo Festival Internazionale Cinema Giovani una sua ragion d'essere riteniamo ce l'abbia.
Crediamo infatti che la formula tematica entro la quale questo Festival si è andato organizzando - e meglio si organizzerà nel futuro -, a differenza di altre formule, magari più suggestive, ma a volte più generiche, consenta di dare alla manifestazione non soltanto un'unità e una coerenza culturale, ma anche una sua originalità che non va trascurata.
è fin troppo facile banalizzare il tema "cinema giovani"ricorrendo ai motivi dell'attualità e delle mode, seguendo le tracce d'un discorso, tra il sociologico e il politico, che pone in primo piano la categoria del giovane come luogo d'analisi della moderna società di massa. E potrebbe apparire quindi facile sviluppare intorno a questo tema una manifestazione cinematografica che a quella categoria, nelle sue varie determinazioni e implicazioni, si richiama. Ma non si tratta di seguire semplicemente l'attualità e le mode, quanto piuttosto di analizzare, attraverso il mezzo cinematografico (nella più vasta accezione del termine, comprendente tutta la gamma della moderna tecnologia audiovisiva), una realtà umana e sociale, e quindi anche artistica, culturale, ideologica, politica, che vede i giovani al tempo stesso soggetto ed oggetto della storia contemporanea.
Oggi il cinema, si sa, è un fenomeno che riguarda soprattutto i giovani e l'industria culturale ne è perfettamente cosciente . Da un lato si producono film che affrontano, direttamente o indirettamente, la condizione giovanile, ovvero determinano o seguono i gusti, orientamenti, tendenze dei giovani, secondo bisogni e mode; dall'altro il pubblico cinematografico è composto in prevalenza di giovani sotto i trent'anni. Naturalmente questi due aspetti della situazione sono complementari e interdipendenti. Ciò conferma la validità dell'assunto: che il cinema è oggi un fenomeno essenzialmente giovanile.
Ma c'è di più. Le nuove tecnologie audiovisive - dal Super8 al videotape - hanno favorito, grazie anche ai costi produttivi che possono essere relativamente contenuti, una vera e propria esplosione di nuovi registi, i cui film riflettono, e non possono non riflettere, le loro condizioni di vita, mentalità, inclinazioni e ideologie.
Una manifestazione che raccolga queste varie esperienze, le metta a confronto fra di loro, creando una dialettica interna al fenomeno cinematografico contemporaneo tra "pratiche alte" e "pratiche basse" - film di "produttori" e film di "dilettanti", film "spettacolari" e film "sperimentali" -, può certamente costituire un'occasione di estremo interesse per lo studio dei giovani, intesi quali soggetti e oggetti della moderna industria culturale.
La scelta del tema riflette quindi una necessità culturale, nel senso più ampio del termine: e cioè quella di contribuire a far luce, criticamente, su una realtà umana e sociale che determina in larga misura il nostro presente e condiziona il nostro futuro. Si tratta di promuovere una maggiore conoscenza di una serie di problemi legati al cinema, alla sua produzione e al suo consumo, e di conseguenza al pubblico, al tempo libero, alle modificazioni del costume.
Un festival cinematografico con questo tema si iscrive in una precisa linea di tendenza che in questi anni si è andata manifestando a Torino, dove l'amministrazione cittadina, insieme alla Provincia e alla Regione, persegue una politica rivolta in larga misura a creare le premesse per una diversa condizione giovanile: diversa da quella dell'emarginazione, dell'abbandono a se stesso, della frustrazione. In questa tendenza, lo strumento cinematografico e audiovisivo può contribuire alla conoscenza e all'analisi del rapporto, allo scambio di idee e di esperienze, al confronto delle più diverse realtà giovanili esistenti nei vari paesi.
Alla luce di queste premesse, il programma del primo Festival Internazionale Cinema Giovani, nella sua varietà, vuole fornire un quadro ampio - anche se inevitabilmente parziale -, ma articolato e magari contraddittorio, d'una situazione cinematografica internazionale che è anche una situazione giovanile. E non soltanto perché come da tanto tempo si è detto e scritto il cinema è lo specchio della società (in questo caso dei giovani), m anche e soprattutto perché, attraverso il fare e il consumare cinema, si possono cogliere dall'interno alcuni caratteri peculiari della condizione giovanile odierna.
Innanzi tutto l'articolazione stessa del Festival, suddiviso in quattro sezioni complementari. La prima, "Film su tematiche giovanili, dedicata a quei film realizzati da giovani o meno giovani autori, che trattano di argomenti, problemi e situazioni che riflettono le condizioni di vita e di pensiero dei giovani d'oggi nei differenti contesti politici e sociali. La seconda, "Opere prime", dedicata ai film d'esordio di registi giovani e non che, indipendentemente dai temi affrontati, si collocano nell'ambito di quello che possiamo definire "cinema giovane". La terza, "Retrospettiva di opere prime", dedicata a una rassegna storica, appunto retrospettiva, di film di esordio realizzati in condizioni artistiche e produttive e in situazioni culturali e politiche differenti dalle attuali. La quarta infine, "Spazio aperto", riservata a quella produzione indipendente, non commerciale, spesso sperimentale, che è il frutto del lavoro isolato di giovani registi (spesso dilettanti) o di quello organizzato delle scuole di cinema, delle cooperative di produzione o di altri enti pubblici e privati.
A fianco e a integrazione delle suddette sezioni ci sono le anteprime, le personali, le testimonianze e gli omaggi che, in diversa misura e con differenti significati, consentono di arricchire il programma di prospettive critiche e culturali di indubbio interesse.
Per quanto riguarda i film su tematiche giovanili si è voluto sviluppare un duplice discorso, sul versante del cinema di finzione e di quello documentario, che toccasse una vasta gamma di temi e problemi, di modo che il quadro complessivo della produzione cinematografica presentata risultasse particolarmente articolato, proprio per la varietà e la complessità delle condizioni giovanili nei diversi paesi.
Quanto alle opere prime, esse riflettono, nei loro pregi e limiti, talune tendenze della cinematografia contemporanea, sia sul piano tematico sia su quello formale. L'accostamento, il confronto o l'eventuale scontro di film realizzati in condizioni produttive, sociali e culturali profondamente differenti costituiscono l'occasione per un'analisi del nuovo cinema d'oggi che può fornire utili indicazioni per un possibile cinema di domani.
Quasi a corollario di quest due prime sezioni del festival, o, se si vuole , ad integrazione o addirittura a contrapposizione anche polemica delle medesime, si collocano alcune anteprime, che da un lato anticipano esempio di nuovi film della stagione in quella dimensione tematica o spettacolare che è propria del "cinema giovane", dall'altro propongono film già presentati in altri festival italiani, ma probabilmente destinati a restare sconosciuti a un pubblico più vasto. Ed è in questa prospettiva integrativa che si pone anche la personale di Amos Poe, il giovane regista newyorkese che è stato assunto a simbolo di quella "new wave"non solo cinematografica, che dagli Stati Uniti è andata dilagando, negli ultimi anni, anche in Europa. Così come l'omaggio a Piero Bargellini, il regista indipendente italiano recentemente scomparso, vuole essere - al di là dell'occasionalità commemorativa - una proposta che in un certo senso lega il "cinema giovane" e il "cinema sui giovani" in una dimensione, quale quella dell'opera di Amos Poe, che trascende i confini del tempo e dello spazio e si pone come emblema di una certa condizione giovanile.
Legate invece al tempo e allo spazio, cioè storicizzate e storicizzabili, sono le opere prime di Giuseppe De Santis e di Alberto Lattuada, presentate in un certo senso come anticipazione e premessa della sezione retrospettiva del Festival. De Santis e Lattuada come testimoni, differenti, ma complementari, d'un cinema italiano tra fascismo e antifascismo, formalismo e impegno politico e sociale. Due esperienze estetiche e culturali che, riviste criticamente oggi,consentono di analizzare i modi e le forme di un esordio cinematografico i cui caratteri, molto diversi da quelli odierni, con questi ultimi possono entrare in un rapporto dialettico indubbiamente stimolante per il dibattito storico-critico.
Ed è questo dibattito storico-critico che sta alla base della scelta tematica della Retrospettiva, dedicata agli esordi dei registi italiani nel decennio 1958-1967: dieci anni fondamentali nella storia della società italiana ed anche del cinema italiano. Furono quasi duecentocinquanta i registi che in quel periodo realizzarono il loro primo lungometraggio, costituendo la struttura portante, a diversi livelli artistici e spettacolari, di quello che possiamo definire "il cinema italiano che oggi ha vent'anni": un cinema, cioè, che è nato vent'anni fa e che, nel bene e nel male, rappresenta la nostra società nelle sue molteplici trasformazioni politiche e sociali dell'ultimo ventennio.
Un quinto soltanto di questo vasto e multiforme repertorio viene presentato secondo un scelta che, come tutte le scelte, è opinabile. E tuttavia crediamo che questi film, selezionati in modo da costituire un panorama sufficientemente articolato e significativo, consentano di ricostruire nelle sue linee principali, nelle tendenze emergenti, nei valori e disvalori, una stagione del nostro cinema certamente importante e significativa. Senza contare che, anche attraverso la partecipazione diretta di molti di questi registi al festival, le opere prime di vent'anni fa si pongono a confronto con quelle di oggi; ed il dibattito fra gli esordienti di allora e quelli odierni può risultare quanto mai proficuo e fors'anche curioso.
Il tema centrale del Festival trova poi la sua sede naturale nella quarta sezione, lo "Spazio aperto", che, al di fuori di ogni selezione o scelta preventiva, offre la possibilità a tutti i giovani registi di presentare e discutere la propria opera. In quest'ambito si collocano anche i saggi di regia di alcune scuole di cinema italiane e straniere, la produzione di studi sperimentali e cooperative, le "personali". Un ampio ventaglio di esperienze, risultati, proposte, possibilità, che trovano un punto di convergenza e di confronto nelle discussioni, negli incontri, nei dibattiti fra autori e pubblico, docenti e studenti, registi affermati e giovani esordienti.
Il quadro complessivo del Festival che emerge dal programma appare a noi sostanzialmente omogeneo nella sua varietà: è soprattutto vuol essere una prima concreta risposta, non già di confondere temi e problemi, contenuti e forme, passato e presente, nella generica formula del "cinema giovane", quanto invece di confrontarli, di discuterli, questi problemi e questi contenuti, nella più ampia prospettiva della condizione giovanile odierna. Se il cinema riflette la società ed o singoli individui, e se questi e quella si esprimono attraverso il cinema nei più diversi aspetti e manifestazioni, questo primo Festival Internazionale Cinema Giovani può essere - e diventare nel volgere di pochi anni - l'occasione migliore per fare il punto della situazione mondiale, per confrontare le differenti posizioni, per progettare interventi settoriali e linee di ricerca future. E ciò tanto sul versante della condizione giovanile, con tutti i suoi vari e complessi problemi, quanto sul versante della produzione cinematografica e del suo consumo, anch'essa con tutti i suoi vari e complessi problemi.
Ansano Giannarelli e Gianni Rondolino