1° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
Opere Prime 1982

The Mediterranean

The Mediterranean
di Yan Nascimbene
Nazione: USA
Anno: 1981
Durata: 87'


Dopo dieci anni dal loro incontro, avvenuto in un'atmosfera di sogno, nel Mediterraneo, Paul e Joan avvertono la stanchezza del loro legame e decidono di cambiare la loro vita per ritrovare il calore e la felicità a del passato. Partono cosi, come custodi, per un solitario ranch, portando con loro la figlia di 4 anni, Sophie. Joan da un lato vorrebbe acquistare maggiore indipendenza, libertà; dall'altro, delusa dal presente, si rifugia in un mondo di fantasticherie e di nostalgia.
Paul è ugualmente spaventato; sente che non può far rivivere il passato ed è terrorizzato dal futuro. Ma, in qualsiasi modo, vuole preservare il suo rapporto con Joan e Sophie. Cosi, come un'ossessione, più avverte la lontananza dei due esseri, più vorrebbe rinchiuderli nel suo claustrofobico spazio. Inizia cosi una registrazione frenetica della loro realtà: continuamente fotografa la donna e la bambina, registra le loro conversazioni, quasi a fermare ogni momento passato insieme.
Quando Joan deciderà di fuggire con la figlia, Paul si ritroverà a scattare un'ennesima foto: se stesso, ormai solo.

Biografia

regista

Yan Nascimbene

Yan Nascimbene è nato il 3 aprile 1949 a Neuilly, in Francia, da padre italiano e madre francese. È cresciuto a Parigi ed ha concluso i suoi studi a Roma. È arrivato negli Stati Uniti nel 1969 per studiare fotografia e pittura, prima alla scuola di Arti Visive a New York, poi all'Università di California, a David. Dopo aver dedicato parecchi anni alla pittura, Yan Nascimbene scrive la sua prima sceneggiatura nel 1978. Due anni dopo scrive quella di The Mediterranean. In campo cinematografico si ritiene un autodidatta, e solo lavorando sul set di The Mediterranean, ritiene di aver acquisito una reale conoscenza di questo mezzo. Attualmente sta preparando un altro film.

Dichiarazione

regista

Nrell'inverno del 1980, mi trovavo nel sud della Francia e stavo finendo un altro dei miei brevi racconti senza editore. Dopo il mio ritorno negli Stati Uniti, un amico mi disse che aveva trovato la storia molto più "visiva" che letteraria. Cominciai così a considerare più realisticamente e senza pregiudizi quello che fino ad allora era un'auto-confessione terapeutica. Spinto dagli incoraggiamenti e dall'aiuto costante di Tom Luddy, decisi di affrontare in ogni modo quell'avventura. 

Tradussi la storia in inglese e ne feci una sceneggiatura. La lavorazione del film fu per me una nuova esperienza e capii che si trattava dell'occasione giusta. Avevo fantasticato su quanto adesso stava accedendo per molto tempo. John, il mio operatore, mise insieme una troupe e ci preparammo per girare in estate (...)
Come per la maggior parte delle opere prime, questo film è sotto molti punti di vista autobiografico, non soltanto nel contenuto, ma anche nella forma. La pittura minimale e cosiddetta "post-minimale" è stata il mio interesse principale negli ultimi dieci anni e, nonostante che un'estetica pittorica non possa applicarsi direttamente al cinema, ho cercato di trasferirla e adattarla ai bisogni del cinema. Senza una forte esperienza di scuole di cinema e senza aver mai girato un film, ho dovuto far affidamento soprattutto sull'intuizione. Per me era infatti più importante mostrare qualcosa di personale piuttosto che seguire binari prestabiliti.
Non credo che uno stile cinematografico particolare sia nella sua essenza migliore di un altro, ma un film dovrebbe riflettere l'appoggio finanziario di cui dispone: una piccola produzione non dovrebbe cercare di imitare lo stile di una superproduzione. D'altro canto può coprire settori che restano ignorati da produzioni più grosse. Se è vero che la mancanza di fondi è un incubo permanente dei registi indipendenti, una tale indipendenza può di contro costituire il valore principale: li può costringere a far progredire il cinema, a toglierlo dal suo tradizionale modo di essere spingendolo in campi stilistici più rischiosi e meno razionalmente giustificabili. (...)
Voglio ancora ringraziare Tom Luddy per avermi aiutato a tradurre i miei discorsi in azione. Avevo paura, agli inizi,  che la magia del cinema scomparisse, distrutta dalla tecnologia. In effetti la mia fascinazione si è trasformata in un rapporto ravvicinato con i dettagli dell'alchimia cinematografica. Ciò che mi attrae ora è la duttilità e l'adattabilità dell'idea originale, così come si verifica nelle diverse combinazioni dell'immagine e del suono. E quando, alla fine, l'idea è ancora lì e il pubblico risponde, quello che avviene è magico.

Cast

& Credits

Regia e sceneggiatura: Yan Nascimbene.
Fotografia: John V. Fante (35mm, colore).
Musica: Martin Bresnick.
Montaggio: Susan M. Slanhoff.
Suono: Dan Gleich.
Interpreti e personaggi: Conrad Selvig (Paul), Joan Parazette (Joan), Nodmie Nascimbene (Sophie), Stuart Schwarz (Greg), Julia Freffierg (postino), Ernie Fosselius (l'uomo del telefono).
Produzione: John V. Fante e Yan Nascimbene.
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