Nazione: Italia
Anno: 1962
Durata: 92'


Salvatore ritorna in Sicilia dopo due anni trascorsi a Roma. Lascia alle spalle un'appassionata avventura sentimentale, ma è ben deciso a riprendere in mano le lotte contadine. Giunto al paese scopre che i suoi compagni si sono già organizzati, e stanno per occupare le terre ancora controllate dalla mafia. Per Salvatore non è sufficiente l'occupazione: le terre vanno lavorate, solo così diventeranno di effettiva proprietà dei contadini. Operando ai limiti della legalità Salvatore riesce a imporre la sua posizione. È una prima sconfitta per la mafia. Al congresso delle Leghe contadine Salvatore viene però isolato: i suoi metodi sono troppo rischiosi. Deluso e amareggiato finisce con l'accettare il posto di capo cantiere offertogli dalla mafia. Sul lavoro, si mostra duro e inflessibile. Ma la sera stessa, dopo le sue prime otto ore di lavoro, sfida pubblicamente la mafia sulla piazza del paese. Sarà ucciso poco più tardi.

Biografia

regista

Valentino Orsini

(Pisa, 1927 - Cerveteri, 2001) nel 1954 realizza con i fratelli Taviani il documentario San Miniato, luglio ’44, dando così inizio a un lungo sodalizio. Impegnato come regista fino agli anni ’80, insegnerà poi regia al Centro Sperimentale.

FILMOGRAFIA

San Miniato, luglio ’44 (coregia/codirector Paolo, Vittorio Taviani, doc., 1954), Un uomo da bruciare (coregia/codirector Paolo, Vittorio Taviani, 1962), I fuorilegge del matrimonio (coregia/codirector Paolo, Vittorio Taviani, 1963), I dannati della terra (1969), I corbari (1970), L’amante dell’orsa maggiore (1971), Uomini e no (1980).

Paolo Taviani

Paolo Taviani (San Miniato, Pisa, 1931) e il fratello Vittorio hanno esordito con il documentario San Miniato, luglio ’44, prima di realizzare, insieme a Joris Ivens, L’Italia non è un paese povero e, nel 1962, il loro primo lungometraggio di finzione, Un uomo da bruciare (con Valentino Orsini). Si sono imposti quindi tra i più importanti esponenti del nuovo cinema politico italiano, con film come I sovversivi, Sotto il segno dello scorpione, San Michele aveva un gallo o Allonsanfàn, per poi confrontarsi con adattamenti letterari e produzioni televisive, tra cui Padre padrone, Palma d’oro a Cannes nel 1977, Kaos, Le affinità elettive e La masseria delle allodole.

FILMOGRAFIA

San Miniato, luglio ’44 (coregia/codirector Valentino Orsini, doc., 1954), L’Italia non è un paese povero (coregia/codirector Joris Ivens, doc., 1960), Un uomo da bruciare (coregia/codirector Valentino Orsini, 1962), I sovversivi (1967), Sotto il segno dello scorpione (1969), San Michele aveva un gallo (1972), Allonsanfàn (1974), Padre padrone (1977), Il prato (1979), La notte di San Lorenzo (1982), Kaos (1984), Good Morning, Babylon (1987), Il sole anche di notte (1990), Fiorile (1993), Le affinità elettive (1996), Tu ridi (1998), Resurrezione (tv, 2001), Luisa Sanfelice (tv, 2004), La masseria delle allodole (2007).

 

Vittorio Taviani

Vittorio Taviani (San Miniato, Pisa, 1929) e suo fratello Paolo hanno esordito con il documentario San Miniato, luglio ’44, prima di realizzare, insieme a Joris Ivens, L’Italia non è un paese povero e, nel 1962, il loro primo lungometraggio di finzione, Un uomo da bruciare. Si sono imposti quindi tra i più importanti esponenti del nuovo cinema politico italiano, con film come I sovversivi, Sotto il segno dello scorpione, San Michele aveva un gallo o Allonsanfàn, per poi confrontarsi con adattamenti letterari e produzioni televisive, tra cui Padre padrone, Palma d’oro a Cannes nel 1977, Kaos, Le affinità elettive e La masseria delle allodole.

FILMOGRAFIA

San Miniato, luglio ’44 (coregia/codirector Valentino Orsini, doc., 1954), L’Italia non è un paese povero (coregia/codirector Joris Ivens, doc., 1960), Un uomo da bruciare (coregia/codirector Valentino Orsini, 1962), I sovversivi (1967), Sotto il segno dello scorpione (1969), San Michele aveva un gallo (1972), Allonsanfàn (1974), Padre padrone (1977), Il prato (1979), La notte di San Lorenzo (1982), Kaos (1984), Good Morning, Babylon (1987), Il sole anche di notte (1990), Fiorile (1993), Le affinità elettive (1996), Tu ridi (1998), Resurrezione (tv, 2001), Luisa Sanfelice (tv, 2004), La masseria delle allodole (2007). 

Dichiarazione

regista

I nostri inizi nel cinema furono l'attività in seno al cine-club di Pisa, e poi un documentario insieme a Cesare Zavattini sul nostro paese di nascita, San Miniato. Si chiamava appunto San Miniato luglio '44 e raccontava del massacro fatto d i nazisti nella cattedrale. Eravamo andati a chiedere aiuto a Zavattini per avere il suo nome sulla sceneggiatura, come una garanzia.
Vittorio fu aiuto di Rossellini per un film che non è mai uscito, poi incontrammo Joris Ivens e collaborammo alla sceneggiatura e alla regia di L'Italia non è un paese povero, che la televisione italiana divise in episodi e alterò gravemente (Franca Faldini, Goffredo Fofi, a cura di, L'avventurosa storia del cinema italiano 1935-1959, op. cit., p. 386)


Il nostro film è nato dalla paura, e vuole essere un atto di rispetto. Paura dei fantasmi che il cinema - come gran parte della cultura contemporanea - continua a proporci: uomini senza qualità, inanimi, rinunciatari.
Un atto di rispetto per tutti gli altri. Per coloro in cui le contraddizioni, gli interrogativi di questi tempi divengono spinta - sia pure angosciosa - alla loro decifrazione.
Ecco perché ci ha interessato un personaggio come il nostro protagonista, Salvatore. È un uomo che "cerca di capire", nei modi naturalmente concessi a un contadino siciliano che vive tra mafiosi e "zappatura" e nei limiti primitivi della lotta per la terra. Ma per Salvatore Fazione sindacale ha lo stesso valore che per l'artista ha la propria opera, per lo scienziato la propria ipotesi. Il valore, cioè, della scoperta: un compito faticoso, contraddittorio, pericoloso anche. Ma che costringe a mischiarsi con le cose, con gli uomini: l'unico modo, quindi, per divenire nei confronti della storia, non spettatore o vittima, ma protagonista. Abbiamo creduto in Salvatore perché crediamo nella qualità dell'uomo, nella sua capacit` di produrre. Proprio perché ci sentiamo "circondati dalle tenebre" siamo disperatamente dalla parte di chi lotta per "fare luce".
Ecco perché nel nostro film. la storia drammatica di Salvatore si svolge su due piani: degli accadimenti intorno a lui, e di quelli dentro di lui. I suoi fatti e i suoi pensieri. Pensieri diciamo: non sogni, ma immagini luminose della ragione. (Il fatto poi che queste "illuminazioni" si esteriorizzino in cadenze melodrammatiche, in immagini da fumetto popolare, si giustifica con la formazione culturale del personaggio, e si pone come questione di stile). Un "eroe positivo", dunque, il nostro protagonista? Certamente no, nell'accezione che si da alla parola, di finalismo politico o quanto meno moralistico. O meglio: eroe positivo, ma solo nel senso che in Salvatore abbiamo cercato di trovare un uomo, non i frammenti di un uomo. Salvatore non umilia mai la propria carica vitale, anche quando questa minaccia di distruggerlo o si rivela contraddittoria. Le sue azioni, i suoi risultati sono frutto delle sue intuizioni come delle sue menzogne, del suo coraggio come del suo egocentrismo. Se è un eroe, lo è grazie anche ai propri difetti, e non malgrado essi. In Salvatore insomma ci interessava riconoscere l'uomo quale ci restituiscono, oggi, Thomas Mann o Brecht: e come non ritroviamo nei furori sentimentali del neopopulismo, nelle consolazioni della mitologia politica, o nelle allegorie magiche della incomunicabilità.
Perché, come sfondo a un tale personaggio, abbiamo scelto la Sicilia? Perché la Sicilia, almeno fino a qualche tempo fa, con le sue lotte per la terra, il prepotere della mafia e il sacrificio dei sindacalisti, ci ha permesso di affrontare un tema complesso attraverso una materia semplificata al massimo. La realtà schematizzata del mito ci ha obbligato ad andare diritti ai fatti senza indulgere alle improvvisazioni neorealistiche o agli alibi dello sperimentalismo (Paolo e Vittorio Taviani, dall'opuscolo di presentazione di Un uomo da bruciare, 1962: ora anche in Cinema e utopia. "Nuovi Quaderni", Parma 1974, fascicolo c-1, p. 3).

Cast

& Credits

Regia, soggetto e sceneggiatura: Paolo e Vittorio Taviani, Valentino Orsini.
Fotografia (vistavision): Toni Secchi.
Scenografia: Piero Poletto.
Montaggio: Lionello Massobrio.
Musica: Gianfranco Intra.
Interpreti e personaggi: Gian Maria Volontè (Salvatore), Didi Perego (Barbara), Turi Ferro (Vincenzo), Spyros Focas (Jachino), Marina Malfatti (Wilma), Lydia Alfonsi (Francesca), Vittorio Duse (Bastiano), Alessandro Sperlì (Carmelo).
Produzione: Giuliani G. De Negri, Enrico Chroscicki, per Ager Film Sancro Film-Alfa Cinematografica.
Distribuzione: Cino Del Duca.
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