Nazione: Italia, Francia
Anno: 1963
Durata: 100'


A Venezia, verso la fine del '43, l'ingegnere Renato Braschi, esponente del Partito d'Azione, riesce a costituire un Gruppo d'Azione Partigiana. Ne fanno parte, oltre allo stesso ingegnere, anche il professor Boscovich, l'impiegato Varino e il giovane Danilo. Ad aiutarli c'è anche un sacerdote, padre Carlo. Braschi è deciso a condurre fino in fondo le sue azioni di sabotaggio, anche quando lo stesso CLN invita alla prudenza per non favorire le rappresaglie fasciste. Poco alla volta il GAP inizia a sfaldarsi: Boscovich, scosso da scrupoli morali, si ritira, Danilo è costretto a nascondersi e Varino viene arrestato dopo un attentato e sottoposto a tortura. Gli stessi dirigenti del CLN devono fuggire e nascondersi. Alcuni trovano rifugio nella clinica del dott. Ongaro. Braschi riceve l'ordine di abbandonare Venezia, accetta di ubbidire non prima però di aver ucciso il torturatore di Varino. Dopo aver vendicato il suo compagno, viene ucciso a bordo del motoscafo con cui stava mettendo in salvo i capi del CLN. Solo Ongaro riesce a salvarsi e a proseguire l'esempio di Braschi.

Biografia

regista

Gianfranco De Bosio

(Verona, 1924) rivela fin da giovanissimo la passione per il teatro, allestendo i primi spettacoli già negli anni liceali. Partecipa quindi alla Resistenza e si laurea con lode nel 1946 in lettere. Fonda il Teatro dell’Università di Padova e dal 1957 al 1968 è il direttore del Teatro Stabile di Torino. In seguito assume la Sovrintendenza dell’Arena di Verona per due anni, riassumendola poi nel 1992. Rimane uno dei grandi maestri del teatro di regia italiano del secondo dopoguerra (fondamentale il suo lavoro di riscoperta e riproposizione del Ruzante, senza dimenticare autori come Shakespeare, Molière, Goldoni, Pirandello e Brecht o gli allestimenti lirici, da Mozart a Verdi, passando per Wagner e Strauss), che si è confrontato con i più diversi mezzi espressivi: oltre infatti alla decennale attività come regista teatrale e d’opera, si è cimentato con il cinema e la televisione.

FILMOGRAFIA

Il terrorista (1963), La Betìa (1972), Mosè (1974), Tosca (TV, 1976), Il mercante di Venezia (TV, 1979), Delitto di stato (TV, 1982), Venezia salvata (TV, 1985).

Dichiarazione

regista

Sono sempre stato interessato dal cinema: non credo ai diversi "generi" spettacolari, ritengo che tutto sia possibile. Non mi è mai parso che cinema e teatro siano in concorrenza sul piano del pubblico. Ma mai avevo pensato di fare del cinema - il teatro prendeva tutto il mio tempo - sino a quando non abbiamo realizzato, per la prima volta in Italia La resistibile ascesa di Arturo Ui. Lo spettacolo ebbe un grosso successo e piacque molto al gruppo della 22 Dicembre. Olmi e Kezich mi dissero: "Bisogna assolutamente che tu faccia un film".
Mi presi un mese di vacanza per pensare a quel che gli avrei potuto proporre. Avevo anche qualcosa in mente, qualcosa che sarebbe potuto andar bene sia per un film che per un articolo di giornale. Volevo scrivere certe mie esperienze degli anni della Resistenza, che rischiavano di non funzionare per il teatro (Jean Louis Comolli, Entretien avec Gianfranco De Bosio, in "Cahiers du cinéma", n. 164, 1965, pp. 38-40)


Il film l'ho preparato con molta cura per più di un anno, il soggetto lo scrissi nel '61, poi due mesi li passai a stendere con Squarzina la sceneggiatura, di un tipo particolare. Siamo andati a Venezia, abbiamo abitato nella città e abbiamo scritto il treatment, scegliendo contemporaneamente i luoghi di ripresa: decisa una certa azione prima trovavamo la casa dove si svolgeva e poi si scriveva. In seguito ho passato un periodo con Olmi in Sicilia mentre girava I fidanzati per riportare certe mie idee a una tecnica specifica e alla vita di una troupe, e poi ho discusso con gli amici del gruppo di produzione tutto il film, scena per scena. Sicché quando mi sono trovato al primo giro di manovella non ho avuto nessuno choc, anzi il cinema da un punto di vista tecnico mi è sembrato incredibilmente facile. In sostanza nel mio caso si può parlare di una regia premeditata: anche i movimenti di macchina erano gi` stati pensati. Poi, superata la prima settimana, si può dire che per un professionista dello spettacolo non vi sia nessuna differenza sotto l'aspetto professionale, anche se ci sono differenze sostanziali, ad esempio nel modo di far recitare gli attori. Bisogna saper persuadere gli attori a dare di meno che in teatro, a mettersi tutti nello sguardo e non nella mimica. Per quello che riguarda il lavoro di montaggio, che può parere più complesso, ho girato tanto materiale in tante soluzioni che abbiamo montato senza che nessuna scena rimanesse scoperta. (…)
Nell'immediato dopoguerra i film sulla Resistenza hanno comunicato soprattutto gli avvenimenti, ed è logico perché più si è vicini all'episodio e più si sta nell'episodio. Oggi i fatti della Resistenza possono interessarci solo se visti criticamente dal di dentro. Noi abbiamo lasciato sullo sfondo fascisti e tedeschi e ci siamo occupati del gruppo antifascista, abbiamo mostrato come si comportavano comunisti, socialisti, democristiani, partito d'azione, ecc., e come si comportavano i gap, quali contrasti si sviluppavano tra loro. Contrasti anche catastrofici perché in questa frizione c'era talvolta la ragione di morte di questi gruppi.
Non abbiamo cercato di seguire delle ricette, abbiamo impostato tutto il film su di un nuovo tipo di suspense intrecciata: l'alternarsi dell'ansia dell'azione dinamitarda con quella delle riunioni politiche. E quasi vorremmo che i punti di maggiore ansia fossero quelli del dibattito ideologico. (…)
Abbiamo poi cercato di dare una precisa dimensione reale a fatti e ambienti, anche Venezia sarà quella vera, non quella monumentale, ma la più chiusa, la più inavvicinabile da chi non è veneziano. Abbiamo girato il film con l'aiuto di veneziani che ci hanno introdotto nelle zone più impensate e che io stesso che conosco bene Venezia non avevo mai visto; zone vive, dove abitano operai, ferrovieri, comunità non contaminate dal turismo (Walter Pagliero, De Bosio dal teatro al cinema, in "Sipario", n. 207, 1963, pp. 12-13).

Cast

& Credits

Regia: Gianfranco De Bosio.
Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco De Bosio, Luigi Squarzina.
Fotografia: Carlo Bellero.
Scenografia e costumi: Mischa Scandella.
Montaggio: Carlo Colombo.
Musica: Piero Piccioni.
Interpreti e personaggi: Gian Maria Volontè (Renato Braschi, l'"ingegnere"), Tino Carraro (De Ceva, "Smith"), Philippe Leroy (Boscovich, "Rodolfo"), Gullio Bosetti (Ugo Ongaro), José Quaglio ("Piero"), Anouk Aimée (Anna Braschi), Neri Pozza (l'avvocato Pucci, "Alfonso"), Carlo Bagno (Varino, "Oscar"), Roberto Seveso (Danilo), Franco Graziosi (Aldrighi, "Quadro"), Gabriele Fantuzzi (Darin, "Nemo"), Giuseppe Sormani (conte Perma, "Alvise"), Mario Valgoi (padre Carlo), Giorgio Tonini (il tipografo Zonta), Cesare Michele Picardi (il capitano Rolli), Raffaella Carr` (Giuliana), Carlo Cabrini (il gappista), Rina Tadiello (la moglie del ferroviere).
Produzione: Tullio Kezich, Alberto Soffientini, per la 22 Dicembre-Galatea.
Direttore di produzione: Luigi Giacosi.
Distribuzione: Warner Bros.
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