Arrivano i Titani

Cadmo, re e tiranno di Tebe, viene avvertito dall'oracolo che sua figlia Antiope sarà la causa della sua sciagura. In accordo con la crudele moglie decide di tenere la figlia segregata nell'isola della Gorgone per farla giustiziare. Non contento si ribella a Giove proclamandosi Dio. Gli dei adirati liberano il titano Crios, e lo inviano sulla terra per sconfiggere Cadmo. Crios, con l'aiuto del lottatore negro Rator e del muto Achille, salva Antiope, e grazie all'elmo invisibile di Plutone riesce a rendere vani i tentativi d'inseguimento degli uomini di Cadmo. Nel frattempo i fratelli titani di Crios fomentano la rivolta delle genti di Creta contro il loro tiranno. La popolazione insorge e Cadmo viene ucciso. Crios sposa Antiope e insieme governeranno la citta.

Secondo me gli Ercole e i Maciste erano sempre presentati in una luce da superuomo perché venivano proposti da registi che, bene o male, questo mito del superuomo e questo mito del manicheismo se lo portavano dietro dall'infanzia e dalla pubertà. E quindi, anche se inconsapevolmente - essendo nati, cresciuti e sviluppati durante il periodo fascista e la guerra - il Duce un paio di volte lo avevano sentito nominare e così il superuomo era sempre rimasto il superuomo, i buoni e i cattivi erano sempre rimasti i buoni e i cattivi.
Quando io proposi che il superuomo era un superuomo ma poi mica tanto, e oltre ai cattivi c'era una gamma di mezzi buoni e mezzi cattivi è chiaro che feci un discorso nuovo, ma solo per un fatto di generazione. (…)
Ercole alla conquista di Atlantide aveva un Ercole pacioccone, in un contesto che era già un po' fantascientifico, con una specie di bomba atomica che distruggeva Atlantide, le radiazioni, i nazisti, e tutto il resto. Con Arrivano i Titani mi spinsi molto più in là, grazie anche all'aiuto di Cristaldi, e ne feci un film decisamente epico-satirico. Usai molto la musica: per esempio, quando il negro fuggendo butta giù un ponticello che attraversa un ruscello, c'era un commento tipo Ponte sul fiume Kwai, e così via. C'erano toni da commedia e un dialogo molto spiritoso. Alla fine i Titani si guardano tra loro, guardano il pubblico, ed esclamano: "È stata veramente un'impresa titanica!". Questo film, che in Francia è piaciuto moltissimo, era un po' la fine del genere, che a questo punto si era dissacrato da solo (Franca Faldini, Goffredo Fofi, a cura di, L'avventurosa storia del cinema italiano 1935-1959, op. cit., pp. 390-392).

Regia: Duccio Tessari.
Aiuto regia: Nino Zanchin, Edoardo Flory, Ariane Mnouchkine, Fabio Rinaudo.
Soggetto e sceneggiatura: Ennio De Concini, Duccio Tessari.
Fotografia (technicolor, cinemascope): Alfio Contini.
Operatore alla macchina: Maurizio Scanzani.
Scenografia: Ottavio Scotti.
Costumi: Vittorio Rossi.
Effetti speciali: Joseph Natanson.
Montaggio: Renzo Lucidi.
Musica: Carlo Rustichelli.
Fonico: Adriano Taloni.
Maestro d'armi: Giorgio Ubaldi.
Interpreti e personaggi: Antonella Lualdi (Ermione), Pedro Armendariz (Cadmo), Jacqueline Sassard (Antiope), Giuliano Gemma (Krios), Gérard Séty, Serge Nubret, Tania Lopert, Ingrid Shoeller, Franco Lantieri, Monica Berger, Luisa Rispoli, Isarco Ravaioli, Iliana Grimandi, Erica Spaggiari.
Produzione: Franco Cristaldi per la Vides-Les Films Ariane.
Distribuzione: Incei Film.