Nazione: Italia
Anno: 1961
Durata: 130'


Dario è un giovane malato di mente, ricoverato in un ospedale da cui la madre, Tilde, lo fa uscire per sottoporlo alle cure di uno specialista svedese. L'ossessivo amore della donna per Dario, l'ha portata a trascurare l'altro suo figlio, Gabriele. Il giovane, esasperato dal conflitto tra amore fraterno e desiderio di farsi una vita propria, ha passato i suoi anni ad accudire il fratello, a fargli da infermiere negando i suoi desideri e le sue aspirazioni. Il padre dei due, Pietro, è un modesto sarto costretto a gravi sacrifici e umiliazioni per poter trovare il denaro necessario alle cure di Dario. Gabriele si accorge un giorno che il fratello si impossessa di un coltello. Non dice niente, quasi nella speranza che il giovane voglia suicidarsi. Ma quando questi, in preda a un nuovo attacco di follia, si barrica nella propria camera, Gabriele si getta contro la porta e strappa l'arma dalle mani del fratello.
Vedendoli lottare, la madre crede che Gabriele voglia uccidere Dario, e lo caccia di casa.
Gabriele passa la notte da Marcella, una ragazza di cui è innamorato. Quando il mattino dopo telefona alla madre si rende conto che a casa sta succedendo qualcosa di terribile. Riuscirà appena in tempo a fermare Dario, e a impedirgli di uccidere la madre. La vita di Tilde sarà però subito stroncata da un attacco di cuore.

Biografia

regista

Alfredo Giannetti

FILMOGRAFIA

1961: Giorno per giorno disperatamente. 1964: Il Generale (episodio di Amori pericolosi). 1965: La ragazza in prestito. 1971: La sciantosa; 1943: Un incontro; L'automobile (per la TV). 1972: Correva l'anno di grazia 1870. 1974: Di mamma non ce n'è una sola; Bello come un arcangelo.

Dichiarazione

regista

Mi piacciono le storie che hanno radici nel costume, ne ho tante in mente, tutte nate da gente che ho incontrato, da fatti che ho visto. La storia che sto girando ora, per esempio, l'ho vista svolgersi sotto i miei occhi. nel casermone dei ferrovieri dove abitavo: mio padre era un ferroviere. Uno di quei casamenti a dieci scale, chiusi intorno a un cortile, enorme ma ugualmente tetro, con tante finestre che nel cortile riversano tutte le vicende della gente che ci vive intorno: le nascite, le morti, i matrimoni e, più ancora, i litigi o le esplosioni di vitalità. In quel cortile, tra tutte le altre, c'era una finestra che aveva grosse sbarre e dietro le sbarre c'era il pazzo, e qualche volta gridava. E io, curioso e angosciato, spiavo i movimenti di quella famiglia, per sapere cosa c'era in quella casa oltre il pazzo, cosa c'era stato prima, e tentavo di indovinare cosa ci sarebbe stato dopo; e così per tanti anni ho visto brani di questa vicenda passarmi sotto gli occhi e credo che il titolo che ho dato al film sia la sintesi del sentimento che provavo, perché mi pareva proprio che tutto sarebbe continuato così, senza riposo e senza soluzione, "giorno per giorno, disperatamente". (…)
Mi è stato molto utile un libro Il diario di una schizofrenica, scritto da una donna guarita dalla schizofrenia per la dedizione di una dottoressa svizzera che le stette accanto per anni. Racconta, tra l'altro, che i malati di questo tipo comprendono sempre tutto, vorrebbero comunicare con gli altri, qualche volta persino spiegare qual è la cosa che li tormenta e non possono; dalle loro labbra esce un suono indecifrabile oppure una parola qualunque ingiustificata che però, per la lontana associazione di idee, corrisponde a quello che vorrebbero dire. È come essere ricoperti di una scorza di gomma; è come sognare di voler gridare, di voler fuggire e non potere; una delle peggiori sofferenze a cui un essere umano possa essere sottoposto.

(Paolo Valiani, Un folle in famiglia, in "La fiera del cinema", n. 10, 1961, p. 49)


... Come mai ho scelto, come "opera prima", un tema così difficile e sgradevole come quello di Giorno per giorno disperatamente? I miei temi, anche come sceneggiatore, sono stati sempre piuttosto impegnativi, inoltre quello dei rapporti familiari è stato un po' il mio tema dominante. Qui, in Giorno per giorno... ho voluto centrare un problema dei più tragici, la cosa più diabolica per una famiglia: quella di avere un pazzo in casa. Non si tratta dunque, come è stato scritto, della storia di un ragazzo schizofrenico, ma della storia di quanti vivono intorno a lui, il riflesso della sua disgrazia nei volti dei suoi familiari. Ma è anche un appunto a certi sistemi ospedalieri che ci sono nei manicomi italiani: la schizofrenia non si cura per carenza di personale; spesso, dove mancano infermieri, con i malati se la sbrigano somministrando tranquillanti e poi mettendo loro fra le mani un giocattolo (…)
Il mio film farà pochi soldi, ma sono contento di averlo fatto. Non ho voluto preoccuparmi degli interessi commerciali, ho tentato di fare un film sincero, sinceramente impegnativo (Gabriella Guidi. Giannetti è per i drammi veri, in "Rivista del cinematografo", n. 2, 1962, pp. 54-55) 

Cast

& Credits

Regia: Alfredo Giannetti.
Aiuto regia: Nino Zanchin.
Soggetto e sceneggiatura: Claudio Giannetti, Guido De Biase.
Fotografia: Ajace Parolin.
Scenografia: Carlo Egidi, Dario Micheli.
Montaggio: Ruggero Mastroianni.
Musica: Carlo Rustichelli.
Interpreti e personaggi: Tomas Milian (Dario), Nino Castelnuovo (Gabriele), Madeleine Robinson (Tilde), Tino Carraro (Pietro), Franca Bettoia (Marcella), Riccardo Garrone (Riccardo), Isa Crescenzi (Isa), Mario Scaccia (Lello).
Produzione: Franco Cristaldi per la Titanus Vides.
Direttore di produzione: Oscar Brazzi.
Distribuzione: Titanus.
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