1° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
Opere Prime 1982

Who Shall Live and Who Shall Die?

di Laurence Jarvik
Nazione: USA
Anno: 1981
Durata: 90'


Il film illustra le responsabilità dell'amministrazione americana che ha lasciato perpetrare il massacro degli ebrei in Europa dopo aver rifiutato, quando era il momento, di offrire asilo indiscriminato ai profughi tedeschi, austriaci e cecoslovacchi. Testimonianze e documenti alla mano, si mostra come il governo di Roosevelt abbia preso a pretesto una fantomatica "quinta colonna" per impedire l'immigrazione in massa degli ebrei, si sia trincerato dietro la proposta irrealistica di aprire una zona di insediamenti per pionieri ebrei da Duvalier e in seguito abbia rifiutato fino al 1944 di considerare la difesa degli ebrei europei come parte integrante dello sforzo di guerra. (...) Le associazioni ebraiche, a partire dal 1942 data in cui il carattere di massa dello sterminio fu rivelato negli Stati Uniti, hanno sistematicamente osteggiato, calunniandoli e isolandoli, coloro che, sconvolti dalla rivelazione, hanno cercato di mobilitare l'opinione pubblica e di fare pressioni sul governo. Il film mette in contrapposizione le testimonianze di Bergson, il leader del comitato di difesa degli ebrei d'Europa, e quelle dei responsabili dell'affossamento dell'azione di protesta: da un lato, l'indignazione ancora bruciante quarant'anni dopo, dall'altro, la buona coscienza agghiacciante degli ebrei arrivati, più attenti a non fare azioni di protesta che potessero, minacciare la loro posizione che ad agire per cercare di salvare i loro fratelli massacrati. Quanto ai responsabili sionisti, il film cita questa frase: "Noi non siamo un'impresa di salvataggio, quello che ci riguarda è l'insediamento dei pionieri, non le masse di ebrei in fuga (Andrée Tournès, Qui doit vivre qui doit mourir: un document explosif, in "Jeune Cinéma" n. 142, marzo 1982).


Biografia

regista

Laurence Jarvik

Laurence Jarvik, nato nel 1956, ha diretto nel 1981 Who Shall Live and Who Shall Die? Ha lavorato nel campo dei documentari in Gran Bretagna.

Dichiarazione

regista

Com'è arrivato al cinema?

Ero studente di filosofia e mi interessavo ai problemi di morale, il giusto e l'ingiusto, il bene e il male. Mi sono chiesto che cosa era successo in quel periodo di crisi negli Stati Uniti. Ho deciso di fare un film perché le persone che hanno vissuto quell'epoca sono ormai vecchie ed è importante raccogliere le loro testimonianze in modo che nel futuro si possa sapere ciò che erano e ciò che avevano da dire su stessi. Non c'era tempo da perdere, così ho utilizzato le interviste e le ho illustrate con materiale di repertorio. Non ho mai frequentato una scuola di cinema, abbiamo raccolto dei soldi e assunto un operatore. (...)

Come ha scelto le persone da intervistare?
Sono partito da un libro molto famoso: "Mentre sei milioni morivano". Sul Dipartimento di Stato e l'amministrazione Roosevelt. Ho preso contatti con alcune persone, che mi hanno dato il nome di altri e cosi via. In questo modo sono riuscito a incontrare gente che non veniva citata nel libro. Ho lasciato da parte altre persone che non avevano niente a che fare con il soggetto; pertanto è stato il tema che volevo affrontare a fare la selezione. Non avevo alcuna filosofia prestabilita. Si è trattato di avvicinare la gente che era stata coinvolta all'epoca e quelli che volevano parlarne. Sono state le loro risposte a stabilire la scelta del materiale di repertorio da inserire nel film. (...)

Il film è montato in modo notevole, ma non c'è stato un montatore professionista.
No, vi ringrazio! Quello che abbiamo cercato di fare è di mettere in opposizione le persone che avevano posizioni contraddittorie. Come in un processo. Si ha l'impressione che esse rispondano l'una all'altra ma in effetti non si sono mai confrontate davanti alla macchina da presa. Volevamo far apparire il processo della Storia. Un'idea molto semplice. All'inizio si era pensato di fare intervenire un narratore ma poi abbiamo rinunciato, perché nessuno crede a un narratore, ha l'effetto di una propaganda. Abbiamo presentato le testimonianze come quelle di una corte di giustizia, come atti di accusa. Si chiamano i testimoni ma non ci sono avvocati difensori. Se qualcuno degli spettatori vuol farlo, bene, ma io redigo l'atto di accusa. ( ... )

Andrée Tournès, Entretien avec Jarvik, in "Jeune Cinéma" n. 142, marzo 1982.

Cast

& Credits

Regia: Laurence Jarvik.
Fotografia: Reuben Aaronson (bianco e nero, 16mm).
Musica: Frédéric Chopin.
Montaggio: Laurence Jarvik.
Produzione: James R. Kurth e Laurence Jarvik.
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