Nazione: Italia
Anno: 1963
Durata: 88'


È il ritratto di un giovane sottoproletario romano, Luciano Morelli, a cui il regista fa rivivere davanti alla macchina da presa dei fatti realmente accaduti, con una tecnica da "cinema verità" in cui il documentario si mescola alla finzione. Appena uscito dal carcere il giovane trascorre la sua prima none di liberta facendo una lunga passeggiata attraverso la citt`, alla ricerca angosciosa di una ragione di vita. È tormentato dal pensiero della madre, una prostituta, che vorrebbe riportare alla famiglia e strappare alla vita che conduce in una lurida baracca in compagnia del sito protettore. Nel suo vuoto girovagare incontra una donna che lo invita a casa sua, senza pero riuscire a trattenerlo. Alle luci dell'alba giunge nelle borgate. La madre cade in una retata della polizia.


Biografia

regista

Gian Vittorio Baldi

FILMOGRAFIA

1961: La prova d'amore (episodio di Le italiane e l'amore). 1963: Luciano, una vita bruciata oppure Madre ignota (uscita sugli schermi 1967). 1968: Fuoco! 1972: La notte dei fiori. 1975: L'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale. 1977: Anni duri (per la TV).

Dichiarazione

regista

Certo, è necessaria una lunga preparazione per assicurarmi la collaborazione dei miei personaggi, ma, secondo me, ogni documento esige un lungo periodo di messa a punto che a volte dura fino a un anno. Voglio dire che, se un'idea iniziale mi interessa,quando un avvenimento attira la mia attenzione (quest'avvenimento può essere un ambiente, come in La casa delle vedove; un personaggio come in Luciano; un fatto di cronaca, come ne Il pianto delle zitelle) io mi sforzo di conoscerlo a fondo. Per questo lo faccio un'inchiesta, come uno studente che prepara una tesi. Quest'inchiesta non serve ai fini del documentario, ma a me personalmente, che così mi sforzo di non lasciarmi prendere dal pittoresco (che evidentemente è ciò che a prima vista colpisce). (...)

Gli avvenimenti che raccontavo nei miei cortometraggi non erano mai inventati: le vecchie de La casa delle vedove erano libere di muoversi davanti alla macchina da presa mentre io le interrogavo; quanto a Luciano, tutti i fatti raccontati nel corto e poi nel lungometraggio che ho fatto su di lui sono regolarmente accaduti e nei luoghi in cui ho girato. Le parti ricostruite sono state solo quelle la cui evocazione era per Luciano più viva, affinché potesse veramente riviverle. Così ho dovuto automaticamente procedere a una scelta. Non cercavo di dare una spiegazione di questo personaggio di sottoproletariato romano, ma di mostrarlo così com'era, con le sue contraddizioni. Luciano, come le vecchie, ha una psicologia elementare, le vecchie perché sono tornate bambine, Luciano perché è rimasto a mezza strada tra il bambino e l'animale. Così le loro reazioni erano facili da indovinare... Ho cominciato a conoscerli bene, così era più facile provocare in loro le reazioni che mi servivano toccando gli argomenti che giudicavo necessari... Un po' come i topi ammaestrati in una gabbia che toccano una leva per avere il formaggio. L'esempio è crudele, ma credo che, sfortunatamente, la nostra professione richiede di per sé un minimo di crudeltà.

André Labarthe, Louis Marcolles, Entretien avec Gian Vittorio Baldi, in Cahiers du Cinéma, n. 131, 1962


Credo che i miei film abbiano determinato una svolta nel cinema italiano: molti sostengono che io sia un precursore nel cinema-verità, ma questo non è vero, se non per il fatto che ho sempre usato la presa diretta nei miei film (Via dei cessati spiriti, La casa delle vedove, ecc.) e per l'amicizia che mi lega ai maestri del cinema-vertà (Rouch, Leacock). Certi punti di contatto spesso sono puramente accidentali. Luciano, malgrado la sua apparente violenza e il suo realismo esasperato è, a mio avviso, un film romanzesco.

In Luciano ho soprattutto tentato un esperimento: sono andato alla ricerca di un linguaggio e credo di esservi giunto almeno parzialmente. Si trattava di non rispettare i normali processi di emozione. Il pubblico non ha poi visto il film, quelli che l'hanno fatto però ne sono stati colpiti proprio in questo senso.

Guy Gauthier, Entretien avec Vittorio Baldi, in Image et sono, n. 196, 1966, pp. 27-29

Tra Luciano e Fuoco sono passati dieci anni. Luciano non ha avuto nessun successo, non è mai stato distribuito, ha avuto gravi noie con la censura. Questo mi ha posto dei problemi anche personali. In quanto regista ha provocato in me reazioni negative ed è per questo che decisi di dedicarmi alla produzione, in attesa di poter ritrovare il coraggio e la voglia di filmare. Eppure le critiche di Luciano erano non solo buone, ma eccellenti. Solo che a un autore non basta, deve anche trovare il confronto di una produzione che lo sostenga, lo aiuti, lo appoggi, gli dia la possibilità di fare altri film. (...)

Come produttore credo di aver fatto tutto ciò che era possibile per preservare quest'idea di indipendenza , in rapporto ai grandi circuiti, a una produzione schiavista, ai grandi distributori e perfino in rapporto a un certo tipo di pubblico.

Jean Collet, Entretien avec Vittorio Baldi, in Telérama, 26/10/1969

Cast

& Credits

Regia e soggetto: Gian Vittorio Baldi.
Sceneggiatura: Gian Vittorio Baldi, Ottavio Jemma.
Fotografia: Ennio Guarnieri.
Scenografia e costumi: Lorenzo Vespignani.
Montaggio: Domenico Gorgolini.
Musica: Luciano Chailly.
Interpreti e personaggi: Luciano Morelli (Luciano), Anna Bragaglia (Anna), Paolo Carlini (Paolo), Ileana Ghione, Lina De Robilant, Valentina Piacente, Franco Giuffi, Giacomo Venditelli, Gigi Ballista.
Produzione: Mario Lanfranchi per la Corona Cinematografica.
Distribuzione: regionale.
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