1° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
Retrospettiva - Il cinema italiano che oggi ha vent'anni. Opere prime 1958-1967
Accattone
di Pier Paolo Pasolini
"Accattone" è il soprannome di un giovane che vive in una borgata romana alle spalle di una prostituta, Maddalena. Quando un giorno la donna finisce in carcere, Accattone è costretto, a trovarsi un altro modo per sopravvivere. Dapprima tenta di riavvicinarsi alla moglie che vive, insieme al figlio, nella casa del padre e del fratello. Poi prova a fare di Stella, una ragazza incredibilmente ingenua, una nuova Maddalena. Ma la giovane non e proprio in grado di svolgere tale professione. Accattone, innamoratosene, decide di mettersi a lavorare per potersi mantenere insieme alla ragazza. Ma un solo giorno di duro lavoro gli fa cambiare idea. Nel frattempo Maddalena lo denuncia per sfruttamento e la polizia inizia a controllare i suoi movimenti.
Ignaro di ciò, Accattone tenta la via del furto. Con un uomo del mestiere prova a sottrarre della merce caricata su un autocarro. La polizia li coglie sul fatto. Tentando la fuga il giovane sale su una motocicletta. La sua corsa sarà breve: morirà schiantandosi contro un muro.
Biografia
regista
Pier Paolo Pasolini
Pier Paolo Pasolini (Bologna, 1922 - Ostia, Roma, 1975) ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie nel 1942, per poi laurearsi e insegnare in una scuola media in provincia di Udine. Si è quindi trasferito a Roma dove ha pubblicato, nel 1955, "Ragazzi di vita", a causa del quale ha subito il primo di una lunga serie di processi. Ha esordito nel cinema nel 1961 con "Accattone", presentato a Venezia, a cui sono seguiti film come "Mamma Roma", "Il Vangelo secondo Matteo", "Uccellacci e uccellini", "Edipo re", "Il Decameron" e "Salò o le 120 giornate di Sodoma", proiettato in anteprima a Parigi nel novembre del 1975, tre settimane dopo la sua morte.
FILMOGRAFIA
Accattone (1961), Mamma Roma (1962), Ro.Go.Pa.G. (ep. La ricotta, 1963), Comizi d’amore (tv, doc., 1964), Il Vangelo secondo Matteo (1964), Uccellacci e uccellini (1966), Le streghe (ep. La Terra vista dalla Luna, 1967), Edipo re (1967), Capriccio all’italiana (ep. Che cosa sono le nuvole?, 1968), Appunti per un film sull’India (1968), Teorema (1968), Amore e rabbia (ep. La sequenza del fiore di carta, 1969), Porcile (1969), Medea (1969), Appunti per un’Orestiade africana (1969), Il Decameron (1971), Le mura di Sana’a (1971), I racconti di Canterbury (1972), Il fiore delle Mille e una notte (1974), Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975).
Dichiarazione
regista
Accattone appare come la mia prima opera cinematografica a chi non conosca completamente la mia biografia dall'interno come la conosco io. Può essere sorprendente che io di punto in bianco abbia fatto un film come Accattone, ma io in realtà, quando avevo la vostra età studiavo a Bologna, amavo moltissimo il cinema e avevo già in testa di venire proprio qui al Centro Sperimentale. Poi invece è venuta la guerra e ho dovuto rinunciarvi. La mia passione per il cinema è uno degli elementi di formazione culturale, biografica più importanti e quindi è tutta una vita che io penso, in fondo, al cinema, tanto è vero che alcuni racconti del '50 pubblicati su una rivista e che voi forse non avete letto, e che ripubblicherò presto - me ne ricordo in particolare uno che era intitolato "Studi sulla vita di Testaccio" scritto nel '50, circa dieci anni prima di Accattone - avevano degli elementi quasi di sceneggiatura cinematografica: parlavano infatti di carrellate, di panoramiche, ecc. E poi anche in "Ragazzi in vita", che scritto nel '51, è uscito nel '55, molte scene, quale per esempio quella dei ragazzi che fanno il bagno nell'Aniene insieme con dei cani, come mi è stato fatto notare anche dai miei amici, sono scene visive, figurativamente cinematografiche. Questo per dire come non sono arrivato improvvisamente ad "Accattone". Non soltanto, ma prima di "Accattone" avevo scritto quattro o cinque sceneggiature di cui alcune impegnative. (...). Questo per darvi degli elementi esteriori della mia storia di regista; quanto agli elementi interiori il discorso è più difficile. Sono arrivato al cinema senza nozioni professionistiche, tanto che ancora adesso quando sento il mio operatore parlarmi di foto flou, io non so bene che cosa sia la foto flou, così pure ancora mi sfuggono infiniti altri elementi tecnici che per la mia forma mentis sono incapace di afferrare.
("Una visione del mondo epico-religiosa. Colloquio con Pier Paolo Pasolini, trascrizione di un incontro con gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia", in "Bianco nero", n. 6, 1964, pp. 12-23)
Basandosi sul contenuto letterale del film, i critici sia cattolici che comunisti avranno perfettamente ragione nel dire che "Accattone" è un film fondamentalmente religioso e addirittura cattolico. (...) Ora io direi: sì, va bene, certamente hanno ragione, ma secondo me il fatto che è spia, più profondamente, più sostanzialmente, della religiosità di "Accattone", e un altro, più esteriore da una parte e molto più profondo dall'altra: ed è lo stile di "Accattone", la tecnica, vorrei dire, di "Accattone".
Avevo un senso della sacralità tecnica dei movimenti della macchina, delle carrellate, delle panoramiche, del gusto della fotografia. "Accattone" io vorrei definirlo, a parte le riuscite, l'esito, un film romanico: un film visto frontalmente; quasi ieraticamente. Sentivo le mie carrellatelle, così, con la mia Arriflex, che era una mia povera macchina da presa, le mie carrellate sul Pigneto, sugli stracci, sul sole, sul fango, sulla polvere di Roma, che avevano un andamento di scoperta, di verginità, di solennità e di misura che, almeno nelle mie intenzioni, erano appunto sacrali. E questa mia sacralità tecnica, dello stile e della tecnica di "Accattone", direi che è il fatto così clamoroso di quella che lei chiama la mia crisi di coscienza. Cioè della presenza continua in me di una crisi di coscienza che non è di un giorno e di un momento, di una stagione, ma che mi accompagna da tutta la vita: cioè il mio è un continuo stato di crisi.
(Dichiarazione del 1964, in "Pasolini nel dibattito culturale contemporaneo", Amm. Prov. di Pavia. Com. di Alessandria, 1977, pp. 95-96)
Cast
& Credits
Collaborazione ai dialoghi: Sergio Citti.
Assistenti alla regia: Leopoldo Savona e Bernardo Bertolucci.
Fotografia: Tonino Delli Colli.
Scenografia: Flavio Mogherini.
Arredamento: Gino Lazzari.
Montaggio: Nino Baragli.
Musica: J. S. Bach.
Coordinamento musicale: Carlo Rustichelli.
Fonico: Luigi Puri.
Interpreti e personaggi: Franco Citti (Accattone), Franca Pasutt (Stella), Paola Guidi (Ascenza). Alberto Scaringella (Cartagine), Adele Cambria (Nannina), Adriana Asti (Amore). Silvana Corsini (Maddalena), Piero Morgia (Pio), Mario Cipriani (Balilla); Polidor (un becchino), Elsa Morante (una detenuta), Dino Alleva (Iaio), Luciano Conti (il moicano), Luciano Gonini (Piede d'oro), Renato Capogna (il Capogna), Adriano Mazzelli (cliente di Amore), Mario Guerrani (il commissario), Stefano D'Arigò (il giudice istruttore), Mario Castiglione, Dino Fronti, Tommaso Nuovo (amici di Cartagine), Romolo Orazi (suocero di Accattone), Silvio Citti (Sabino), Giovanni Orgitano (lo Scucchia), Adriana Moneta (Margheritona), Sergio Citti (un cameriere), Massimo Cacciafeste (un cognato di Accattone).
Produzione: Alfredo Bini per la Cino del Duca e Arco film.
Distribuzione: Cino del Duca (poi Nuova Comunicazione - Arci).