Nazione: Italia
Anno: 1961
Durata: 98'


Mentre Michele Jossu, col fratello Peppeddu, sta badando al proprio gregge, sopraggiungono tre banditi inseguiti dalla polizia. Gli uomini chiedono rifugio al pastore che non ha il coraggio di rifiutare. Quando arrivano i carabinieri egli non denuncia la presenza dei tre, ma gli uomini dell'ordine scoprono i resti di uno dei maiali razziati dai banditi.
Sapendo di poter essere incriminato per complicità, Michele fugge con Peppeddu insieme al suo unico avere: il gregge. Nello scontro, a fuoco tra banditi e carabinieri uno di questi rimane ucciso. La situazione di Michele si fa così ancora più grave, contro di lui viene spiccato un mandato di cattura. Tenta allora di raggiungere una zona dove spera che la legge non riesca a arrivare. Divorate dalla sete, a una a una le sue pecore muoiono, e con esse anche la possibilità di pagare il debito contratto per pagarle. Disperato, Michele finisce per aggredire un altro pastore, lo tramortisce e gli porta via il gregge. Mentre si allontana nella notte risuonano le grida di vendetta della sua prima vittima.

Biografia

regista

Vittorio De Seta

Vittorio De Seta (Palermo, 1923) esordisce alla regia con Pasqua in Sicilia, co-diretto con Vito Pandolfi, e nel 1954-55 gira sei documentari in Sicilia. Tra questi Isola di fuoco vince il primo premio per il documentario al Festival di Cannes 1955 e Contadini del mare vince quello di Mannheim nel 1956. Esordisce nel lungometraggio nel 1961 con Banditi a Orgosolo. Negli anni '70 passa alla televisione, iniziando una collaborazione con la Rai che darà vita allo sceneggiato Diario di un maestro (1973). Recentemente ha realizzato il documentario Dedicato ad Antonino Uccello (2002) e ha terminato le riprese del lungometraggio Lettere dal Sahara.

FILMOGRAFIA

Lu tempu di li pisci spata (cm, doc., 1954), Isole di fuoco (cm, doc., 1954), Surfarara (cm, doc., 1955), Parabola d'oro (cm, doc., 1955), Pasqua in Sicilia (cm, doc., 1956), Contadini del mare (cm, doc., 1956), Pescherecci (cm, doc., 1958), Pastori a Orgosolo (cm, doc., 1958), Un giorno in Barbagia (cm, doc., 1958), I dimenticati (cm, doc., 1959), Banditi a Orgosolo (1960), Un uomo a metà (1966), L'invitata (1969), Diario di un maestro (TV, 1973), Un anno a Pietralata (TV, 1974), In Calabria (1993), Dedicato ad Antonino Uccello (2002), Lettere dal Sahara (2005).

Dichiarazione

regista

L'idea di fare un film in Sardegna mi venne nel 1958, quando andai a realizzare due cortometraggi ad Orgosolo. Ci tornai alla fine del 1959. Non avevo in mente nulla di preciso. Avevo solo intenzione di fare qualche cosa di molto attinente alla realtà, come avevo sempre fatto nei miei documentari. Ad Orgosolo rimasi qualche mese. Per diversi giorni mi recai sul Sopramonte con i pastori. Partecipai anche ad una transumanza, in novembre, dalla montagna al mare. Parlai a lungo con i pastori.
Dopo un po' mi sembrò di comprendere che si potevano seguire due strade per impostare un soggetto cinematografico su Orgosolo. La prima consisteva nello scrivere una storia "interna", una storia che trattasse principalmente dei rapporti privati tra gli abitanti del paese: una storia di vendetta, per esempio. La seconda strada, invece, consisteva nello scrivere una storia che descrivesse principalmente i rapporti degli abitanti con lo Stato.
Mi risolsi a prendere la seconda strada e a impostare una storia che riflettesse soprattutto i rapporti o i non rapporti del mondo orgolese con lo Stato italiano. Lo spunto per l'arco del racconto mi venne da quello che si può considerare "leit-motiv" della cronaca giudiziaria orgolese. Generalmente quando si verifica un reato grave, un omicidio, una rapina o un sequestro di persona, le forze dell'ordine fermano dei pastori o dei contadini che si trovano nelle vicinanze. I fermati vengono sospettati di essere gli autori materiali del reato o comunque di "aver visto" e di essere in grado di fornire informazioni. Naturalmente negano sempre. Le conseguenze sono comunque drammatiche. Soprattutto nel caso dei pastori, perch,é anche se vengono successivamente rilasciati, data la lentezza della procedura penale, questo può avvenire anche ad un anno di distanza, e il pastore quando torna in libertà ha subito un gran danno economico: può aver perduto il proprio gregge o ritrovarselo decimato, senza contare che durante la detenzione non ne ha goduto i frutti. Per questa ragione gli orgolesi si danno frequentemente alla latitanza.

(Vittorio De Seta, Un regista nel paese dei banditi, in "La fiera del cinema", n. 12, 1960, pp. 45-56)


Quando provai a prospettare l'idea a qualche produttore naturalmente mi rise in faccia. L'iniziativa non offriva alcuna garanzia, era impossibile prestabilire un piano di lavorazione e di conseguenza un piano finanziario. Io, intimamente, non potevo dare loro torto, di conseguenza, dopo qualche tentativo desistetti.
D'altra parte però ero, presuntuosamente forse, convinto che la cosa si sarebbe potuta fare. Perciò misi insieme un po' di soldi che avevo guadagnato con i documentari e cominciai a lavorare. (...)
Io faccio anche l'operatore. E, strano a dirsi, in questo modo, il lavoro diede i suoi migliori risultati. Poiché si spendeva poco, quando eravamo stanchi o indecisi potevamo fermarci, discutere la sceneggiatura, modificare, ecc. Alla sceneggiatura abbiamo lavorato tutti assieme, compresi un paio di assistenti locali e i protagonisti. Questo metodo ci ha permesso la massima duttilità, la possibilità di adattarci alle occasioni che si presentavano man mano. (…)
Il protagonista è un pastore. L'ho conosciuto per caso, appena arrivato ad Orgosolo, perché un giorno, mentre facevo i sopralluoghi, mi domandarono se potevo andare a prendere con la macchina un pastore malato che tornava dal Sopramonte. Arrivò con quaranta di febbre dopo aver percorso decine di chilometri. È, a mio avviso, uno splendido attore naturale.
Per quanto riguarda la ragazza non è stato facile risolvere il problema. Le donne qui non vanno al cinema, e lo considerano sinonimo di immoralità. Di conseguenza fu impossibile trovare la ragazza di diciotto, venti anni. Fummo costretti a modificare la storia e prendemmo una ragazzina.

(Vittorio De Seta, Pastori e banditi contro le convenzioni dell'industria, in "Cinemasessanta", n. 4, 1960, pp. 19-21)


Quando vedevo il materiale girato, tutto insieme a Roma, era sempre una crisi che quasi mi portava al pianto. Cominciava allora il lavoro di montaggio, di sonorizzazione. Con molto lavoro, con molta pazienza artigianale, ricominciavo praticamente a lavorare da capo: questa volta non sulla realtà, ma sul materiale che avevo portato a casa. Era un lavoro molto faticoso, di composizione e di scomposizione continua, in cui era esclusa in modo categorico la pianificazione, la sceneggiatura, il piano di lavorazione. Sarebbe stato un sistema molto costoso, quasi impossibile da un punto di vista produttivo se non avessi imparato a fare tutto da solo: operatore, fonico, montatore, eccetera.

(Vittorio De Seta, Come ho realizzato Banditi a Orgosolo, in "Filmcritica", n. 119, 1962, pp. 157-158)

Cast

& Credits

Regia: Vittorio De Seta.
Aiuto regia: Vera Gherarducci.
Soggetto e sceneggiatura: Vera Gherarducci, Vittorio De Seta.
Fotografia: Vittorio De Seta.
Scenografia: naturale, ambientata da Elio Balletti.
Costumi: Marilù Carteny.
Montaggio: Vittorio De Seta.
Assistente al montaggio: Fernando Papa.
Musica: Valentino Bucchi.
Direttori del suono: Fausto Ancillari, Nino Renda.
Interpreti e personaggi: Michele Cossu (Jossu, il pastore), Peppeddu Cuccu (Peppeddu Jossu, il ragazzo), Vittorina Pisano (Mintonia, la ragazza), e altri pastori sardi.
Produzione: Vittorio De Seta.
Distribuzione: Titanus.
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