Nazione: Italia
Anno: 1961
Durata: 105'


Un giovane antiquario, Alfredo Martelli, viene arrestato dalla polizia mentre rincasa. Condotto in commissariato è sottoposto a una snervante attesa prima di sapere che la sua ex amante e stata assassinata. Proprio la sera prima l'uomo era andato a trovarla per ottenere la dilazione di un pagamento. Accusato d'omicidio Alfredo ripensa al suo "rispettabile" passato borghese. Vengono così alla luce i modi con cui è riuscito a far fortuna: ha truffato gli amici comprando per poche lire oggetti antichi e rivendendoli poi a prezzi altissimi; si è lasciato sedurre dalla moglie di uno di loro per trarne vantaggi finanziari; ha ingannato la cameriera Rosa "offrendola" ad un cliente.
L'angoscia del momento e l'accumularsi dei sensi di colpa spingono l'uomo a ripromettersi di cambiare vita. Durante gli interrogatori la polizia scopre il vero colpevole. Alfredo viene rilasciato. Nel giro di pochi giorni rimorsi e pentimenti si dileguano, l'uomo riprenderà la sua vita così come l'aveva condotta sino a un momento prima dell'arresto.



Biografia

regista

Elio Petri

Elio Petri (Roma, 1929-1982) ha lavorato come critico cinematografico per «l’Unità». Nel  1952 ha collaborato alla sceneggiatura di Roma ore 11 di Giuseppe De Santis e nel 1961 ha esordito alla regia con il lungometraggio L’assassino. Nel 1967, con A ciascuno il suo (1967), ha dato inizio alla collaborazione con Gian Maria Volontè e con lo sceneggiatore Ugo Pirro, con cui ha realizzato Indagine su un cittadino al di sopra di  ogni sospetto (1970, Oscar per il Miglior film straniero e Premio della giuria al Festival di Cannes) e La classe operaia va in Paradiso (1971, Palma d’oro al Festival di Cannes).

FILMOGRAFIA

Nasce un campione (cm, doc., 1954), I sette contadini (cm, doc., 1957), L’assassino (The Assassin, 1961), I giorni contati (1962), Il maestro di Vigevano (The Teacher from Vigevano, 1963), La decima vittima (The Tenth Victim, 1965), A ciascuno il suo (We Still Kill the Old Way, 1967), Un tranquillo posto di campagna (1968), Indagine su un  cittadino al di sopra di ogni sospetto (Investigation of a Citizen Above Suspicion, 1970), Documenti su Giuseppe Pinelli (ep. Ipotesi su Giuseppe Pinelli, doc., 1970), La classe
operaia va in Paradiso
(The Working Class Goes to Heaven, 1971), La proprietà non è più un furto (Property Is No Longer a Theft, 1973), Todo modo (1976), Le mani sporche (TV, 1978), Buone notizie (1979).

Dichiarazione

regista

L'assassino è in fondo il processo che un uomo fa al proprio passato nel timore che la Giustizia vi trovi elementi per trascinarlo sul banco degli accusati.
In fondo chi di noi, se fruga nei ricordi, non trova di aver comprato una bottiglia di whisky di contrabbando, oppure di aver maltrattato l'amante o di aver mentito al fratello? E se avessimo la forza di approfondire ancora questo esame di coscienza ci accorgeremmo anche che a volte non siamo giunti al delitto solo per una serie fortuita di circostanze, di cui spesso non avevamo alcun merito. La verità è che abbiamo paura di guardare nel nostro passato poiché vi scopriremmo che troppe volte abbiamo piegato al compromesso, alla vigliaccheria. (...)
Quel che a me fa più paura sono le etichette che già stanno mettendo a questo film. Sento parlare di "giallo", di "film psicologico", di "film nouvelle vague". Per me è solo una storia amara, vista però con una certa ironia. Non pretendo affatto di essere un regista rivoluzionario: sono un soggettista che si è stufato di scrivere copioni e si è messo a girare film. Mi sono accorto che per avere la giustificazione di restarsene a scrivere tappati in casa bisogna scrivere almeno un romanzo. Altrimenti è meglio provare a scrivere con la macchina da presa.

(Luigi Costantini, Rimorso in flash-back, in "La fiera del cinema", n. 2, 1961, pp. 54-56)


Non crede, Petri, che compito di una cinematografia impegnata sia di proporre delle soluzioni a certi problemi, piuttosto che prospettarli rassegnatamente, senza via d'uscita?
Non credo. Una cinematografia impegnata deve prospettare dei problemi particolari: nel mio film c'è un tema psicologico intrecciato con un tema di carattere civile, la procedura giudiziaria. (...) L'aria che respiravamo da ragazzi non è più la stessa, oggi, i personaggi del neorealismo non sono più quelli di un tempo, c'è un ritorno ai miti borghesi, al mito del denaro, al mito del sesso, uno spreco di energie senza un vero profondo sforzo spirituale, capisce? Un fenomeno che provoca la corruzione. Un tempo, c'erano cose più serie, più vere, c'era una rivoluzione, e'era da costruire una repubblica, capisce?

Come mai ha pensato a un film "giallo", come opera prima?
Perché credo nel "giallo" come espressione della realtà quotidiana: la civiltà odierna è sinistra, è necrofila. Il genere poliziesco si presta a indagini motto vive sulla società: ma da noi, certa letteratura gialla condizionata dalla cronaca, ci è giunta di rimbalzo dai paesi anglosassoni, che avevano avuto uno sviluppo sociale più complesso motto prima di noi, ed una tradizione letteraria "del terrore" già motto vecchie (e frutto del protestantesimo), solo dopo gli anni '30 e il primo racconto nostrano ispirato a un fatto di cronaca è Quer pasticciaccio brutto de via Merulana...

E perché, per interprete del suo "giallo" psicologico ha scelto proprio Marcello Mastroianni, come già hanno fatto molti nostri registi, nel presentare una tipica figura dei nostri tempi?
Non certo per carenza di attori italiani: Ferzetti, per esempio, Ferrari, sono ottimi attori, ma Mastroianni possiede una mollezza tipica in certi personaggi negativi, ha degli incanti umani che rendono il protagonista più vero, più caldo. L'attore della strada può servire per un gesto, per un'apparizione, ma quando occorre un contributo mentale, una psicologia, sono senz'altro per l'attore di teatro; l'attore della strada serve ai personaggi del neorealismo di ieri. Io cerco un contatto non con la realtà tout-court, ma con la realtà del personaggio, con la sua coscienza.

(Gabriella Guidi. Elio Petri e i segreti delle coscienze, in "Rivista del cinematografo", n. 3, 1962, pp. 90-91)

Cast

& Credits

Regia: Elio Petri.
Assistente alla regia: Giuliano Montaldo.
Soggetto: Tonino Guerra, Elio Petri.
Sceneggiatura: Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Tonino Guerra, Elio Petri.
Fotografia: Carlo Di Palma.
Scenografia: Lorenzo Vespignani (altre fonti Carlo Egidi).
Costumi: Graziella Urbinati.
Montaggio: Ruggero Mastroianni.
Musica: Piero Piccioni.
Interpreti e personaggi: Marcello Mastroianni (Alfredo), Micheline Presle (Adalgisa De Matteis), Cristina Gaioni (Nicoletta Nogara), Salvo Randone (commissario Palumbo), Marco Mariani (commissario Margiotta), Franco Ressel (dott. Francesconi), Giovanna Gagliardo (Rosetta), Paolo Panelli (il detenuto Paolo), Toni Ucci (il detenuto Toni), Franco Freda (il barbone), Carlo Egidi (l'amico di Alfredo), Francesco Grandjaquet (il vecchio signore), Max Cartier (il valletto Bruno), Andrea Checchi (Morello, il marito di Adalgisa), Mac Roney (il suicida).
Produzione: Franco Cristaldi per la Vides - Titanus, S.G.C. Parigi.
Distribuzione: Titanus.
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