Telecommando

Fanta-catastrofico nella nuova Padania delle televisioni selvagge. Film di montaggio con voci fuori campo di attoretti. Censurato e mai più proiettato doveva essere riproposto al Torino Film Festival del 2001 il giorno in cui ci fu l'incendio al cinema Reposi.
«[...] Divenimmo cineclubisti, collezionisti, pirati di film di bordello, quotidianisti (e settimanalista io a Panorama, dove mi dovetti specializzare nella microrecensione di film che non potevo aver visto). Dopo il Mides rifiutammo dai craxiani poltrone e carriere nel cinema pubblico, diventammo autori televisivi per finire immediatamente, assieme a Mimmo Lombezzi, censurati radiati e messi all'indice per il profetico Telecommando.
Correva l'anno 1981: vent'anni dopo lo si sarebbe dovuto proiettare in anteprima a Torino, ma il giorno prima il cinema Reposi è andato a fuoco e il Telecommando resta con il libro su Carmine Gallone a quattro mani con Martinelli (editore Liguori), con tutto il kataweb e con alcune scalette di libri e convegni, uno dei tanti Farassini inediti nel mare magnum del Farassino cronista-militante da ripubblicare subito» (Tatti Sanguineti).
«Alberto Farassino è stato per me un'amicizia mancata. L'unica occasione di lavoro che abbiamo condiviso è stata Telecommando, un programma sperimentale - realizzato per Rai3 nel 1978 con Tatti Sanguineti e Alberto - che montava spezzoni delle televisioni private e repertorio Rai, anticipando, in qualche modo, le contiguit` comiche di Blob. Gi` candidato alla Biennale di Venezia, il programma fu censurato (per una gag sull'onorevole Martelli) e da allora le nostre strade professionali si divisero.
Tatti e Alberto continuarono a frequentare (attraverso i festival) il mondo del cinema, io che «da grande» avrei voluto girare film di guerra, ci finii dentro come comparsa, cioè come reporter.
Le nostre esperienze divennero sempre meno comunicabili (il rischio in fondo è un'esperienza del tutto privata, spesso «afasica»), ma è rimasta in comune, tra noi, l'appartenenza alla Cultura del cinema, l'affezione al Cinema come epopea di valori forti, di comportamento-modello (i buoni o i cattivi) contrapposta alla dissoluzione, all'indifferenza etica della tv» (Mimmo Lombezzi).