Nazione: RFT
Anno: 1966
Durata: 82'


T. trova una lettera. Potrebbe semplicemente imbucarla, ma, conscio com'è del proprio dovere, decide di recapitarla personalmente. Così gira per tutto il mondo scopre straordinarie forme di vita, m non si ferma mai e continua a cercare finché finalmente trova l'indirizzo. L` scopre di avere recapitato la sua condanna. Viene giustiziato. Si prova simpatia per un uomo che rappresenta un ideale. Ma naturalmente nessuno è disposto a seguirlo su questa strada. Tutto quello che gli succede getta luce sulla contraddittoriet` del mondo d'oggi. (Vlado Kristl).


"Non va?", grida qualcuno in Der Brief, potrebbe essere un produttore... "Lei non può fare un film senza la macchina da presa, senza la luce e senza gli attori, soltanto con una lettera! È troppo poco!". Vlado Kristl ci prova, magari funzioner`. E anche se ha dovuto realizzare con la macchina da presa, con la luce e con gli attori il suo "film senza macchina da presa, senza luce e senza attori", può a ragione esclamare, come Karl Valentin davanti a un paio d'occhiali senza lenti: "Sempre meglio di niente". Temo che Vlado Kristl consideri uno stupido sabotaggio scrivere qualcosa che spieghi, che interpreti, che critichi questo film. Se mi capitasse di sedermi ancora accanto a lui al cinema, non mi offrirebbe più le caramelle.
Ampliando il luogo comune secondo cui ognuno avrebbe scritto una volta il suo Faust, affermo che se Der Damm fosse stato il Werther di Vlado Kristl, adesso Der Brief sarebbe il suo Wilhelm Meister.
Perché si trova liberatorio il film di Kristl? Innanzitutto vi si trovano i propri istinti di aggressivit`, che qui appaiono completamente immotivati, comici, e proprio per questo motivo ci si sente più liberi nell'osservarli. Ma è più importante il fatto che la cattiveria della gente, da cui il nostro T. è colpito, appare come uno stato di natura. Questi uomini sono cattivi, così come un tempo erano cacciatori o nomadi, giravano nudi o coperti da pelli, soltanto perché non conoscevano altro, non avevano mai provato altro. Qui si rintraccia un elemento di speranza. Infatti, così come un tempo la gente ha superato l'aratro di legno, dovrebbe essere possibile che anche quella gente con cui T. ha a che fare, cioè noi, superi la cattiveria. Ciò che attualmente si chiama cultura sarebbe allora, da questo punto di vista, l'et` della pietra di una futura epoca utopica. Di tanto in tanto c'è un'anticipazione gi` tra i personaggi di Der Brief alle domande su dove si trovi l'indirizzo che cerca, T. riceve a volte risposte amichevoli. Una volta un rivoluzionario, che striscia carponi sulla strada con un gruppo di compari, si alza alla domanda di T., e venendogli incontro gli spiega confusamente la strada, per poi sdraiarsi di nuovo e strisciare dietro un angolo, dove subito salter` in aria.
Ciò che fa sperare non è soltanto la presenza di questi momenti di umanit` almeno apparente, ma la fantasia travolgente con cui nel film ci si insulta. Vlado Kristl riesce a raccogliere e a rendere poetiche le più incredibili imprecazioni: il suo rapporto con la lingua tedesca è molto delicato, molto felice. Sarebbe bello raccontare le meraviglie che fa con la lingua: la maggior parte non è neppure presente nella sceneggiatura. Ma probabilmente sarebbe sbagliato. Per quanto durante il film a volte si sia presi dal desiderio di chiudere esausti gli occhi e di limitarsi ad ascoltare, è probabile che le felici trovate di Kristl possano sopravvivere soltanto all'interno della struttura complessiva del film. E il film deve restare com'è: fisicamente una fatica, spiritualmente un piacere. Kristl è anche un asceta civile. Più chiaramente che in Der Damm, in Der Brief è possibile separare l'uno dall'altro i nuclei narrativi. Le immagini e i frammenti di immagini sono accatastati a grande velocit` in una sorta di mucchio, che inizia a funzionare autonomamente. Tutti questi nuclei narrativi hanno un ricco contenuto metaforico, che si può paragonare a quello dei cortometraggi di Polanski, i cui personaggi hanno una lontana parentela con i personaggi di Kristl. A volte invece le scene di Kristl precipitano sul loro stesso contenuto, insultandolo e picchiandolo proprio come la gente del film si insulta e si picchia. Ordinando all'operatore di non tener mai ferma la macchina da presa e di non farla indugiare mai su ciò che è importante, e grazie al suo montaggio rapsodico, Kristl porta le sequenze a una vita autonoma, attiva (come se i tratti di un disegno iniziassero ad agitarsi e a liberarsi dal foglio). Le scene non dimostrano (soltanto) qualcosa: fanno qualcosa. Esse distruggono, lo svolgimento narrativo, ancora percepibile in questa distruzione generale, nel momento in cui non vi si adeguano più, non lo seguono più. Le scene distruggono la propria distribuzione temporale, e così facendo distruggono il tempo nel suo complesso, non soltanto inteso come immaginazione del poeta, ma anche come categoria della coscienza umana. Considerare questa distruzione del tempo una bizzarria di un pazzo potrebbe tranquillizzare qualcuno. Questo qualcuno però dimentica di rilevare che questa distruzione del tempo è forse un tentativo per spiegare l'infantilismo (parodiandolo continuamente) di cui oggigiorno ci si gloria, come se si fosse scoperta la formula dell'universo. Infatti l` dove (come accade qui e ora) si è orgogliosi di aver sostituito il concetto di qualit` con quello di novit`, e l` dove un libro di ieri non ha maggior valore di un giornale di ieri, il tempo come categoria della coscienza umana è distrutto più di quanto non lo faccia Der Brief.

Helmut Rirber, da "Filmkritik", n. 4 1967

Biografia

regista

Vlado Kristl

Cast

& Credits

Regia, soggetto e sceneggiatura: Vlado Kristl.
Assistente alla regia: Jürgen Tögel.
Fotografia (35 mm, colore): Wolf Wirth.
Assistente alla fotografia: Petrus Schloemp.
Montaggio: Eva Zeyn.
Musica: Gerhard Bommersheim.
Interpreti: Vlado Kristl (T.) Mechtild Engel, Eva Hofmeister, Jelena Kristl, Horst Manfred Adloff, Peter Berling, Otmar Engel, Walter Krüttner, Klaus Leinke, George Moorse, Karsten Peters, Hans Posegga, Christian Rischert, Eckhart Schmidt, Franz Josef Spieker, Hans Rolf Strobel, Gerard Vandenberg, Max Zihlmann e Maria, Peter, Ulrich, Thomas e Victor Schamoni.
Produzione: Peter Genée/Kuratorium. Junger Deutscher Film.
Produttore: Peter Genée.
Ispettore di produzione: Harald Zimmer.
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