Nazione: RFT
Anno: 1967
Durata: 87'


Hans, che da più di un anno conosce Marie, vuole lasciarla e fare un'ultima volta l'amore con lei. Marie si difende, prende in mano una pistola e uccide Hans. Marie crede di poter fingere che non sia accaduto nulla facendo scomparire il cadavere. A questo fine chiama Günther, che a sua volta si rivolge a Fritz, perché Hans è molto pesante. Dopo numerose complicazioni e un lungo viaggio in macchina il cadavere viene scaricato in un cantiere abbandonato. Marie è ritornata al suo lavoro di cameriera, e si comporta come se non fosse successo nulla. Ma una gru riporta il corpo di Hans alla luce...


L'estetica definisce il grottesco come l'esagerazione del comicoindividuale. Nel nuovo film di Volker Schlöndorff, che si può intendere come una provocazione ai critici del Törless, il grottesco si amalgama al piacere dell'orrore. Al fondo c'è la malinconia di una gioventù che nasconde i propri sentimenti dietro scherzi macabri. A volte la musica beat rimbomba in un ambiente piatto e crudele come una protesta contro la freddezza del mondo. (...)
Si finirebbe col fraintendere il film se se ne volesse ricavare un modello della realt`. La gioventù è e non è come la vede questo film impertinente, segretamente sentimentale, sfacciato e formalmente perfetto. Si potrebbe ricorrere all'abusata categoria estetica di "arte pop". Si recita nel bel mezzo dei comportamenti, dei motivi, dei colori e dei materiali tipici del nostro mondo dei consumi, con foga e alla leggera, negando ogni idea di unit`, di costume, di convenzione e di norma, senza di cui non ci sarebbero né i beni di consumo né i consumatori. La recitazione grottesca isola gli elementi della recitazione, li rende liberi. Ciò crea una mistura di contraddizione e di piacere, tipica in generale degli effetti del pop. Sotterraneamente vibra l'accusa. La musica beat è di Brian Jones, che fa parte degli ormai leggendari Rolling Stones.
Mord und Totschlag non trasforma l'incoerenza di un'epoca in una tesi articolata, ma in uno stile. Questo stile, secondo una convenzione ormai accettata, si chiama pop.

Karl Korn, da "Frankfurter Allgemeine Zeitung", 22 aprile 1967


La storia criminale raccontata da Volker Schlöndorff si allontana dalle tradizioni. Vi manca la morale, l'aspetto edificante, l'interesse per la conclusione abituale secondo cui il "crimine non paga". Volker Schlöndorff non attribuisce il ruolo di "uomo nero" a uno dei suoi personaggi, neppure a Hans: lo attribuisce allo spettatore. A lui lascia il compito di scoprire se ciò che Marie ha fatto è un assassinio o un omicidio colposo o, semplicemente, l'immagine di quel modo di dire sul cadavere nell'armadio di ognuno. (...)
Mord und Totschlag è un film sull'ingenuit`. Marie prova a vedere come ci si può comportare senza essere puniti, e Volker Schlöndorff prova a girare un film così come Marie si comporta. Marie non va dalla polizia, e Volker Schlöndorff non ha nessuna voglia di girare un film pieno di significati. E poiché la cosa non gli pesa, Mord und Totschlag è un film più onesto di De junge Törless, e dunque può essere considerato il primo film vero e proprio dell'autore Volker Schlöndorff. Evidentemente sono passati i tempi della pretenziosit`.

Uwe Nettelbeck, da "Die Zeit", 21 aprile 1967


Avrebbe potuto diventare un film emozionante, e non soltanto divertente, se Schlöndorff avesse colto qualcosa di più dei tratti generici e delle idee generali dei giovani e della loro mentalit`. Certo non e poco aver sentito e aver intuito questa gioventù, creando uno stato d'animo che si trasmette al pubblico. Però il povero cadavere, che compare come un caso esemplare per studiare determinate reazioni, diventa immediatamente un ostacolo, che crea una tensione soltanto esteriore e che è troppo ingombrante per permettere ai personaggi di svilupparsi spontaneamente. Quando questo cadavere (al quale Schlöndorff si è legato troppo, non fidandosi del proprio coraggio), viene finalmente seppellito, il film si mette per la prima volta in moto, e i suoi personaggi diventano interessanti. Essi vivono alla giornata; quando, per esempio, vanno a letto insieme, non pensano a niente (se non che devono "fare attenzione", dimostrando una fredda ragionevolezza); credono soltanto a ciò che non è impegnativo. Eppure, di colpo, si rendono conto che la loro azione li impegna fino in fondo. Ritornando sull'auto vuota, avvertono l'assenza del morto; soltanto nella parte finale il film raggiunge il proprio obiettivo, trova la dimensione giusta, e giunge al proprio vertice nell'addio, povero di parole e imbarazzato, in cui l'avventura si frantuma. (…) Ma la fortuna più grande del film si chiama Anita Pallenberg: non per la sua abilit` di attrice, ma per il suo temperamento, per l'originalit` e l'immediatezza della sua apparizione, quasi si trattasse di un fenomeno naturale. È capace di riempire i contorni pallidi di Marie e di trasformare l'avventura col cadavere in un vero divertimento.

Urs Jenny, da "Süddeutsche Zeitung", 19 aprile 1967


Le due righe del giornale che Beineberg legge al caffè con Törless, l'omicidio di un uomo compiuto da una giovane donna annunciano l'intenzione di Mord und Totschlag (un modo di dire che equivale, un po', al nostro "un macello"). Così il progetto schlondorffiano si rende palese: l'esordio con un film classico che lo inserisce nel solco della tradizione, e poi subito il suo superamento con un film "in viaggio", come gli ha insegnato la "nouvelle vague", da inventare cioè giorno per giorno sul tenue filo di un soggetto ispirato da un fatto di cronaca nera accaduto a München, ma con una tendresse verso il personaggio diverso da quella, morbida, dei suoi amici francesi. II regista si lascia affascinare dal soggettivismo morale di Marie, dalla sua mancanza d'ipocrisia in una societ` ipocrita e immorale; non si stupisce infatti cogliendone gli sconcertanti innamoramenti e gli infantili cedimenti, ne sottolinea, felicemente, le curiosit` per le donne che sudano un magro salario, come se dalle donne e solo da loro possa avere una conferma della difficolt` d'esistere. Ma l'ama e la distrugge. Marie non è una ribelle, ma una piccolo borghese con la testa piena di fumetti. È una ragazza che lotta per la sopravvivenza e che affronta gli ostacoli comportandosi secondo gli stereotipi dall'ingegneria delle coscienze del capitalismo. Anche i due giovani che l'aiutano nel seppellire il cadavere le somigliano, ma non lo sanno. Mord und Totschlag è un piccolo Chandler dialettico, concepito come certi prodotti, senza pretese, della Universal, fotografati da Russel Metty. Protagonista è Anita Pallenberg, una modella incontrata a Parigi: sottoposta a un provino (sul set di Malle durante una pausa di colazione) si è rivelata un materiale notevole. Il film, musicato dai Rolling Stones, è anche un documentario su di lei. Con una sequenza iniziale d'antologia.

Alberto Cattini, Schlöndorff, La Nuova Italia, Firenze 1981, pp. 2122.

Biografia

regista

Volker Schlöndorff

Volker Schlöndorff (Wiesbaden, Germania, 1939), trasferitosi in Francia nel 1965, ha lavorato come assistente alla regia di Malle, Melville e Resnais, prima di esordire nel 1965 con I turbamenti del giovane Torless, premio Fipresci a Cannes e tra i film pionieri del Nuovo cinema tedesco. Nel 1979 ha poi vinto la Palma d’oro a Cannes e un Oscar per il miglior film straniero con Il tamburo di latta, tratto dall’omonimo romanzo di Günter Grass. Tra i suoi numerosi film presentati nei maggiori festival internazionali, L’orco è stato in concorso a Venezia nel 1996, dove ha ricevuto il premio Unicef. Nella sua carriera ha lavorato anche per il teatro e l’opera, dirigendo, fra i vari lavori, quelli di Janácek e Henze.

FILMOGRAFIA

Der junge Törless (I turbamenti del giovane Torless, 1965), Mord und Todschlag (Vivi ma non uccidere, 1966), Michael Kohlhaas - Der Rebell (La spietata legge del ribelle, 1969), Baal (id., tv, 1970), Die Moral der Ruth Halbfass (La morale di Ruth Halbfass, 1972) Strohfeuer (Fuoco di paglia, 1975), Die Blechtrommel (Il tamburo di latta, 1980), Die Fälschung (L’inganno, 1982), The Handmaid’s Tale (Il racconto dell’ancella, 1990), Der Unhold (L’orco, 1996), Die Stille nach dem Schuss (Il silenzio dopo lo sparo, 2000), Ten Minutes Older: The Cello (ep. The Enlightenment, id., cm, 2004), Ulzhan (2007), La mer à l’aube (2011), Diplomatie (2014).


Jean-Daniel Pollet, Volker Schlöndorff:
Méditerranée (mm, 1963).

Cast

& Credits

Regia: Volker Schlöndorff.
Soggetto e sceneggiatura: V. Schlöndorff, Gregor von Rezzori, Niklas Franz, Anne Boyer.
Assistente alla regia: Herbert Rimbach, Klads MüllerLaue.
Fotografia (35mm, colore, panoramico): Franz Rath.
Assistente alla fotografia: Jürgen Jurges, Bodo Kessler.
Montaggio: Klaus von Boro.
Musica: Brian Jones.
Suono: Klaus Eckelt.
Scenografia: Wolfgang Hundhammer.
Costumi: EvaMaria Gall.
Interpreti: Anita Pallenberg (Marie), Hans P. Hallwachs (Günther), Manfred Fischbeck (Fritz), Werner Enke (Hans), Sonja Karzau, Kurt Bula, Angela Hillebrecht, Willy Harlander.
Produzione: HouwerFilm (Monaco).
Produttore: Rob P. Houwer.
Direttore di produzione: Jürgen Dohme.
Ispettore di produzione: Siegfried Wagner.
Riprese: a Monaco, Ellingen (Franken) dal 29/10 al 20/12 1966.
Costo: 1 milione di marchi.
Prima proiezione: 19/4/1967 a Monaco.
2 Bundesfilmpreise.
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