Nazione: RFT
Anno: 1968
Durata: 41'


Tre donne e un uomo in un "lunapark di sensazioni".

Credetemi, se il cinema un bel giorno si imporr`, non sar` grazie agli studiosi, ma grazie ai lavoratori del melodramma. Nella storia come nella natura la putredine è il laboratorio della vita. Non bisogna scoprire nulla di nuovo, ma trasformare ciò che esiste. La materia del cinema è una materia elaborata. Il cinema è l'articolazione di ciò che è gi` stato plasmato almeno una volta, in primo luogo dal linguaggio. È un sistema di segni che si organizza come sistema complementare su base linguistica. I pionieri del cinema volevano a tutti costi sostenere la totale autonomia del nuovo mezzo perché sentivano il teatro alle calcagna. Ancora oggi esistono registi che trasportano tutto sul piano visivo, dimostrando così soltanto di poter dire con il loro mezzo specifico le stesse cose che dice il linguaggio. Il cinema però può dire di più del linguaggio. Può metterlo in scena, non dire nulla con esso, ma lasciarlo parlare anche in silenzio, per cenni. Perciò non c'è nulla di più espressivo di un "bene culturale sommerso", perché esso giunge fino agli estremi confini dei concetti estetici. Gombrowicz, quando afferma: "La divina stupidit` dell'operetta". Né la critica ufficiale né la scienza si occupano di queste cose, perché pare evidente la loro volgarit`. Eppure proprio qui esse avrebbero le maggiori possibilit` di accorgersi della volgarit` delle proprie premesse. La prima fase di questo articolo è di Louis Feuillade, la seconda è di Marx.
Neurasia è un film muto con musica. Le canzoni si adattano alle immagini come una volta, quando il pianista sedeva ancora in sala. A volte si ha l'illusione della sincronicit`, finché la musica non si interrompe e Carla continua ad aprire la bocca. Lo si vede chiaramente: a volte canta muta, a volte parla muta. La si capisce. Nella sfera superiore in cui il film si muove non si pronunciano parole. Idolo, adorazione, divo, mito, estasi. Il problema è ormai il senso ultimo, il significato più alto. Ci si è liberati da tempo del cadavere del linguaggio. Il linguaggio alto è una lingua che non ha più bisogno di sé. La lingua caduta in miseria, il linguaggio alto è il più universale che esista: meta sconosciuta, servizio sacerdotale, immensa interiorit`, Carla voluttuosamente riempie di sedie il salone delle feste, una canzone violenta. Gli esperti di pubblicit` sono le donne fatali del nostro secolo, le loro radici affondano nella filosofia idealista.
"Infatti oltre alla cultura delle parole c'è la cultura dei gesti. Ci sono nel mondo altri linguaggi oltre la nostra lingua occidentale, che ha scelto di abbandonare e di essiccare le idee, e al cui interno le idee ci vengono presentate immobili, senza sprigionare un complesso sistema di analogie naturali, come accade nelle lingue orientali" (Artaud). Neurasia. Il film di Schroeter ha molte svolte improvvise. Richiede chiavi di lettura differenziate. I gesti raccolti nel film sono l'ultima deformazione dell'espressione linguistica, sono la schiuma sulla bocca del linguaggio. Essi indicano quanto tutte le nostre forme espressive siano attraversate e plasmate dal linguaggio. Essi però mostrano contemporaneamente quanto siano in grado di sostituire il linguaggio, e indicano che il ruolo predominante del linguaggio nella cultura occidentale è usurpato. I quattro personaggi di Neurasia sono simili a ideogrammi e a geroglifici, non sono attori nel senso tradizionale. Non trasformano il testo di uno scrittore in un prodotto, in un messaggio. Essi "agiscono" il linguaggio, rimandano a pratiche precedenti un significato qualsiasi da decifrare. Essi percorrono in direzione opposta la strada che nella cultura occidentale conduce sempre dall'espressione all'idea, dalla rappresentazione al concetto che le preesisteva.
Il film è molto preciso, storico, politico. I suoi gesti si esauriscono nella loro rappresentazione. Si sottrae alle regole della comunicazione utilitaristica. Interrompe la circolarit` della societ` dello scambio. Ed ecco un'altra brusca svolta: per la societ` in cui l'arte è soltanto ornamento, l'arte che vuole essere lavoro sembra un semplice gioco. Ah, se soltanto potessi dare espressione al mio testo!!!

Frieda Grafe, da "Filmkritik", n. 3, 1970

Biografia

regista

Werner Schroeter

Cast

& Credits

Regia, soggetto e sceneggiatura: Werner Schroeter.
Assistente alla regia: Rosa von Praunheim.
Fotografia (16 mm, b/n): W. Schroeter.
Montaggio: W. Schroeter.
Musica: Dajos Bela e la sua orchestra, Percy Sledge (My special prayer), jazz, musica hawaiana.
Interpreti: Carla Aulaulu, Magdalena Momezuma, Rita Bauer, Steven Adamczewsky.
Produzione: W. Schroeter.
Riprese: tre notti a Berlino.
Costo: 800 marchi.
Prima proiezione: 7/3/1969 al "Filmschau" di Amburgo.
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