Nazione: RFT
Anno: 1970
Durata: 138'


Alice una ragazza di colore nata in Germania, vive in una comunit` di rocker. I suoi amici la spingono a sedurre Michael, un ragazzo che è scappato di casa e vuole andare in Africa, per arrivare in questo modo al denaro dei genitori. Alice e Michael si amano. Presto Michael si convince del fatto che Alice lo ha solo sfruttato. La uccide. Poi scopre che Alice l'ha veramente amato e si suicida.

Comunque le si consideri, le sciocchezze sensazionali e orrorifiche di Syberberg, prodotte dall'haschish, dalla violenza, dal vitalismo, non possono essere considerate cultura.
Il film di Syberberg appartiene interamente alle più recenti manifestazioni di "barbarie mediale" e di povert` morale; appartiene all'attivismo alla moda di un anarchico piccoloborghese al seguito dell'industria culturale cinicamente permissiva, che ama gli scandali e le provocazioni e che opera in un ambiente dominato da un illuminismo da quattro soldi, dal voyeurismo irresponsabile e dal feticismo per rottami, le rovine e la degradazione. Bisognerebbe dunque sottrarre questo film alle tenebre che abbiamo descritto, dove, in modo ormai né illuminato né cosciente, una selvaggia morale dei costumi, una frivola tendenza alla violenza, un affascinante infantilismo politico, una smania senza scrupoli per l'osservazione e per l'elogio incondizionato, stanno diventando un fattore politicamente pericoloso. Infatti, come dice Uwe Nettelbeck che nel numero di dicembre di "Filmkritik" coglie con precisione la situazione: "Riguarda tutti noi, nella misura in cui a volte vogliamo ancora raccontare ciò che ci succede".
Si allude qui soprattutto (ma non solo) a coloro che vanno al cinema, e a coloro a cui sono gi` successe talmente tante cose (per esempio al cinema o con la televisione), che non riescono più a rendersi conto di ciò che succede loro (al cinema e altrove). E naturalmente non possono più neanche raccontarlo. Per questo motivo si sa sempre meno che cosa accade a coloro cui sono successe le cose di cui si scrive e di cui si legge. Ecco la difficolt` a scrivere di questo film: non si riesce più a raggiungere coloro che vi sono direttamente coinvolti. Film come questi e prodotti di questo tipo hanno sottratto e distrutto agli uomini ogni linguaggio, così che essi, adesso, non possono capire nessun altro linguaggio che non sia quello in cui sono perennemente costretti a vivere. P un linguaggio che opprime e indebolisce la loro sensibilit` e la loro autonomia con false libert` e con dichiarazioni a effetto. Si trattano e si curano gli uomini, così che essi non possono più trovare se stessi. "Non farsi sviare dalle apparenze. Cercare di non farsi distruggere le cose": così Nettelbeck finisce la sua recensione. Si allude qui anche a HansJürgen Syberberg. Egli sa il fatto proprio, e è difficile dire che Syberberg sia uno che non sa ciò che sta facendo e quali effetti avr`. Il contenuto (possiamo chiamarlo "materiale") deve arrivare al popolo, l'importante è che ci arrivi, non importa come e con quali conseguenze. Resta comunque impressionante quanto un film possa essere privo di scrupoli e fanatico. La speculazione, l'opportunismo e la prostituzione scorrono in questo film, che appartiene al nuovo genere (certo non inventato da Syberberg, ma da lui adottato senza criterio) del cinema pornografico sociopolitico. Le immagini e i contenuti penetrano, senza rispetto, nella vita indifesa di ragazzi gi` sufficientemente storditi, e ne riemergono in un'orribile confusione di immagini dozzinali, perverse, sconsiderate e alienanti. Ciò che resta indietro è la realt` in cui questi giovani vivono, i concreti rapporti sociali, e il motivo per cui questi rapporti fanno si che gli uomini si distruggano sempre più precocemente e sempre più in fretta. Di fronte a questa realt` il film non offre neppure un'apparenza di verit`, ma soltanto un'apparenza di menzogna.

Siegfried Schober, da "SüddeutscheZeitung", 16 dicembre 1970


Con grande zelo culturale Syberberg riporta lo schema narrativo della novella di Kleist nelle sequenze documentarie. Era del resto prevedibile che il risultato fosse un cornpleto fallimento: il suo primo e finora unico tentativo di lungometraggio (Scarabea), in cui adattava crudamente un racconto di Tolstoi, è semplicemente penoso: la fine di una speranza dello "Junger Deutscher Film". Con questo film tratto dalla novella di Kleist, Syberberg non riesce neppure a coordinare in modo convincente i frammenti sparsi di un documentario semi fallito e inconsistente. La storia sarebbe quella di un giovane (Michael König) che vive in un castello ormai a pezzi (letteralmente: i mobili si infrangono tra le mani dei suoi genitori), che si innamora di una ragazza appartenente a un gruppo di rocker, la quale dovrebbe soltanto adescarlo per permettere ai suoi amici di chiedere un riscatto alla famiglia, mentre invece poi se ne innamora davvero. Questa vicenda, che necessariamente finisce con un massacro, è raccontata soltanto di sfuggita.
E infine le implicazioni politiche: tutto il film è ricoperto da una patina opaca di slogan rivoluzionari alla moda. Tutti almeno una volta parlano di trasformazione della societ` o di arricchimento della coscienza. Gli uni ci provano con la droga, gli altri si fanno recapitare un carico di armi. Syberberg mette a confronto questi ultimi, i rocker, con alcuni membri della "cellula rossa di germanistica dell'Universit`, con i quali i rocker vogliono collaborare. La reciproca incomprensione (sicuramente un tema centrale nel lavoro politico) è registrata da Syberberg in un modo che tutt'al più genera perplessit`, senza indicare alcuna possibile via d'uscita.

Wolfgang Ruf, da "Fernsehen und Film", n. 1/1971

Biografia

regista

Hans Jürgen Syberber

Cast

& Credits

Regia: Hans Jürgen Syberberg.
Soggetto: dalla novella di Heinrich von Kleist "Die Verlobung in San Domingo".
Sceneggiatura: H.J. Sybergerg.
Assistente alla regia: Gerhard von Halem, Markus Zerhusem.
Fotografia (16mm gonfiato a 35mm, b/n): Christian Blackwood.
Assistente alla fotografia: Hannes Fürbringer.
Montaggio: Ingrid Fischer.
Musica: Amon Düül II.
Suono: Jürgen Martin.
Interpreti: Alice Ottawa (Alice), Michael König (Michael), Hans Georg Behr (l'esperto in stupefacenti), Carla Aulaulu (la madre), Peter Moland (il padre), membri delle "Cellule rosse" di Germanistica dell'Universit` di Monaco, rocker del sobborgo di Harras.
Produzione: Tms (Monaco).
Produttore: H.J. Syberberg.
Prima proiezione: 11 / 10/ 1970 a Monaco
2 Bindesfilmpreise.
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